Lo statuto di Cosa nostra custodito dalle famiglie di Palermo. Un boss al telefono: «E’ tutto scritto, bisogna rispettarlo» – Il video
Una nuova ordinanza di custodia cautelare, dopo il clamore riservato all’arresto dell’ultimo boss stragista, Matteo Messina Denaro, è stata eseguita questa mattina tra Palermo e Rimini nei confronti di sette persone, 5 in carcere e due ai domiciliari. Una operazione, organizzata dalla procura di Palermo, che mira ovviamente a sfruttare il caos dopo l’arresto del boss di Trapani per neutralizzare se non l’intera Cosa Nostra, i mandamenti più importanti. In questo caso l’obiettivo è quello di Pagliarelli e in particolare la famiglia mafiosa del paesino Rocca Mezzo Monreale. Quest’ultima, alla quale appartengono anche cosiddetti “uomini d’onore riservati” si sarebbe occupata, tra l’altro, dell’operazione chirurgica in Francia per Bernardo Provenzano, poi deceduto in carcere, e della tenuta dei contatti tra Palermo e lo stesso Matteo Messina Denaro. La famiglia al centro dell’inchiesta è quella dei Badagliacca, da tempo considerata “roccaforte” di Cosa Nostra e infatti molti dei membri oggetto dell’ordinanza di oggi già in passato sono stati colpiti da sentenze per associazione mafiosa
Lo Statuto dei mafiosi
E’ lo scontro tra due affiliati, il capofamiglia Pietro Badagliacca e il nipote Gioacchino a fornire l’occasione per un incontro e agli investigatori dei Carabinieri per piazzare sistemi di intercettazione utili a raccogliere gli elementi probatori che hanno portato all’arresto gli indagati. Nel corso della discussione, infatti, entrambi gli affiliati fanno riferimento alle regole scritte. Pietro Badagliacca è accusato dal nipote di non averle rispettate, di aver tenuto in Cosa Nostra un affiliato che aveva persino fatto un concorso pubblico per diventare “autista di un magistrato”. Il capofamiglia ribatte che ha protetto gli uomini d’onore riservati tenendo dentro l’accusato ma senza fargli sapere elementi sensibili. Ed è a questo punto che il nipote spiega che Cosa Nostra segue una vera e propria Costituzione, uno Statuto. «C’è lo statuto scritto … che hanno scritto i padri costituenti», dice Gioacchino Badagliacca. Il richiamo all’esistenza del codice è anche un modo di ricordare le regole e la necessità di attenervisi, scrive il gip evidenziando come queste intercettazioni siano «di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria». Il codice avrebbe particolare valore, agli occhi degli affiliati, perché scritto dai “Prìncipi”, veri e propri padri costituenti detentori delle “regole” mafiose tradizionali. Interessante anche il passaggio in cui sempre Gioacchino spiega quali sono i valori sottostanti al codice, almeno secondo lui. In un mondo in cui gli uomini d’onore, l’onore possono perderlo, per colpa di una donna. Ma la dignità no.
Non ho mai creduto io in questa … nella Cosa Nostra a scopo di lucro non c’ho mai creduto … io ho sempre pensato che a me … per nobili principi per me questo è quello che è Cosa Nostra. Ci ho sempre creduto dal profondo del mio cuore … dico … e mi sono fatto dieci anni di carcere … ognuno di noi abbiamo una dignità … perché un uomo ha due cose nella vita Miche’ … l’onore e la dignità. L’onore lo può perdere … perché una sorella esce folle, una madre esce folle, una moglie esce folle … dico uno può rimediare ma sempre una macchia mi resta . . . ma la dignità non la può levare nessuno … chi è che ce l’ha non la può togliere nessuno … costi … sono pronto a morire per la mia dignità …
Gli arresti di oggi hanno anche consentito di sventare il piano per un omicidio già approvato nel corso della riunione intercettata.
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