Pamela Mastropietro, la madre in aula indossa una t-shirt con la foto del cadavere della figlia fatto a pezzi
Una maglietta bianca con le immagini della salma della figlia fatta a pezzi. Così ha deciso di comparire in tribunale Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, la diciottenne uccisa a Macerata il 30 gennaio 2018. Oggi, a Perugia, è cominciato il processo d’appello bis che vede imputato il 33enne di origine nigeriana Innocent Oseghale per il reato di violenza sessuale. «Avete visto come me l’hanno ridotta?», ha detto ai giornalisti la madre della giovane mostrando la maglietta. Fuori dal palazzo di giustizia di Perugia, alcuni amici e conoscenti di Pamela hanno esposto striscioni per chiedere giustizia. «La disumanità non deve diventare normalità», si legge su uno dei cartelli. Oggi in aula c’è anche l’imputato Oseghale, che è stato accolto con fischi e insulti al suo arrivo in tribunale.
Le indagini
Oseghale è stato già condannato in via definita per l’omicidio di Pamela Mastropietro, mentre la Cassazione ha inviato gli atti a Perugia per quanto riguarda l’accusa di violenza sessuale. L’imputato, dunque, è già stato individuato come colpevole della morte della giovane. Il nuovo processo d’appello stabilito per il reato di stupro, però, potrebbe avere il potere di modificare la condanna finale dell’ergastolo, riducendola a 30 anni di carcere. Lo scorso 23 novembre, i giudici di Perugia avevano deciso di rinnovare l’istruttoria, sentendo le testimonianze di due uomini con cui Pamela avrebbe avuto rapporti sessuali protetti prima di incontrare Oseghale. «Mi aspetto che da questo secondo processo in appello esca una sentenza di ergastolo», ha commentato Alessandra Verni davanti al tribunale di Perugia. «Qualsiasi altra condanna la riterrò ingiusta».
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