Il ministro Tajani e le armi all’Ucraina: «Faremo presto, la Russia vuole un nuovo Medioevo»
Per i missili Samp-T ci vuole tempo. Ma l’invio di armi all’Ucraina avverrà il prima possibile. Anche perché la Russia vuole un nuovo Medioevo. Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani parla oggi in un’intervista a La Stampa. E fa il punto sulle promesse dell’Italia a Kiev: «Abbiamo mandato decine di tonnellate di materiale elettrico, trasformatori, generatori elettrici. Perché la stagione invernale rischia di essere durissima per la popolazione ucraina. Molte infrastrutture energetiche sono compromesse. Aggiungiamo altri 10 milioni per l’emergenza. Dobbiamo tenere in piedi la rete elettrica del Paese. È una corsa drammatica per la salvezza di un popolo».
Il sesto decreto
Il ministro degli Esteri spiega che la Protezione civile italiana «ha convogliato le donazioni di aziende in questo settore e beni umanitari per un valore di 8 milioni di euro, attraverso il meccanismo europeo. Dall’inizio della guerra, abbiamo accolto 175 mila ucraini, con una risposta di grande solidarietà». Per il sesto decreto sulle armi all’Ucraina però «ci vuole tempo, è normale. Ci sono dei problemi tecnici. Non è questione di volontà. Il decreto significa anche l’elenco delle armi che vengono inviate. Dobbiamo affrontare questioni tecniche per assemblare il sistema difensivo coi francesi. Lo scudo antimissile Samp-T è composto da più parti, alcune le mette la Francia altre l’Italia. Non sempre parlano tra loro. Ci sono varianti legate alla tecnologia, al sistema di comando e controllo».
I ritardi e Kiev in difficoltà
Tajani dice anche di essere preoccupato per un’eventuale escalation: «Le dichiarazioni dei russi sono molto aggressive. Mi auguro che sia propaganda e che non ci sia voglia di alzare i toni dello scontro. Dobbiamo fare di tutto, perché non si allarghi mai lo scontro. Né la Nato, né l’Europa, che hanno il dovere di aiutare l’Ucraina, sono in guerra con la Russia». Infine, sull’Ucraina e il momento di cominciare a trattare la pace: «La vicinanza tra le parti è difficile. Per chi è invaso da una potenza nemica, è veramente complicato accettare di scendere a compromessi. Ma aiutare Kiev significa continuare a cercare percorsi di pace».
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