In Gazzetta fin qui solo leggi a prima firma del premier Giorgia Meloni. Arriva ora la prima legge parlamentare: la firma lei. Benvenuti nel Melonistan
In una legislatura partita di corsa con la necessità subito di tamponare i guai della crisi energetica non sorprende che i primi mesi siano dominati da decreti e provvedimenti del governo. Sono dieci quelli pubblicati finora divenuti legge in Gazzetta ufficiale e salvo il provvedimento sul bilancio 2023 sono tutti in origine decreti legge che hanno come prima firmatario il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che spesso per rendere più rapido l’iter ha dovuto porre in Parlamento la questione di fiducia. Accade con questo governo a buon ritmo, non però così diverso da quello dei governi e delle legislature degli ultimi decenni. Con i ritmi che hanno caratterizzato i primi 100 giorni di governo non c’è stato tempo né alla Camera né al Senato di fare avanzare qualche disegno o proposta di legge di natura parlamentare, come sarebbe normale nelle democrazie. Anche se uno solo di quei testi ha messo il turbo pure in una situazione piuttosto complicata di giungla di lavori parlamentari.
È una proposta sull’equo compenso per i professionisti dal titolo “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali”. Presentato alla Camera in bozza il 13 ottobre scorso, è stata stampata il 18 novembre 2022 e subito assegnata alla Commissione Giustizia della Camera che l’ha calendarizzata il 23 novembre 2022 e approvata il 19 gennaio 2023. In quattro sole sedute (in mezzo c’erano le ferie di Natale e Capodanno) è stato esaminato il testo, vagliato e approvato o respinto ogni emendamento presentato, e preparato il testo da mandare in aula. Un record di velocità nella storia parlamentare. Non ha perso tempo nemmeno l’aula di Montecitorio: il testo è stato illustrato dal relatore, discusso e votato dai deputati articolo per articolo dopo avere esaminato i 24 emendamenti approvati. Poi l’aula ha approvato all’unanimità il testo (253 presenti, 253 sì) e dato mandato al comitato dei nove di coordinare testo prima dell’invio in Senato. L’aula della Camera ha discusso e approvato anche gli ordini del giorno collegati al testo. In quanto tempo? Un giorno solo: il 25 gennaio scorso. E questo è da guinness dei primati per la politica italiana.
La sera del 25 gennaio – e anche questo è da record – il nuovo testo scritto e coordinato è arrivato in Senato in orario utile per farlo comporre e stampare. La mattina del 26 gennaio la presidenza del Senato ha assegnato il testo miracoloso alla commissione Giustizia in sede redigente. Questo significa che la commissione ha i poteri di vagliare eventuali emendamenti e approvare il testo senza che l’aula possa più farlo. Alla fine i senatori riuniti nell’assemblea di Palazzo Madama procederanno alla sola votazione finale degli articoli e del testo limitandosi alle dichiarazioni di voto. È una procedura quindi accelerata che fa pensare con ragionevole certezza che questa sarà la prima legge di natura parlamentare che in questa legislatura sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.
Come si chiamerà questa legge? Come sempre con il nome del primo firmatario, che se la potrà intestare. E anche qui si arriva al guiness dei primati. Perché il primo firmatario è Giorgia Meloni, che l’ha presentata nei pochi giorni in cui in attesa dell’incarico era semplice deputata. Il suo testo è stato unificato ad altri, ma non ha mai perso nemmeno ora in Senato il nome del primo firmatario. Quindi questa legislatura inizia con leggi firmate Giorgia Meloni capo del governo e concede al Parlamento come sua prima iniziativa autonoma una legge della deputata Giorgia Meloni, sia pure condivisa bipartisan. Non era mai accaduto fino ad oggi. Benvenuti nel Melonistan, anno primo…
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