Torino, licenziata al ritorno dalla maternità dalla Emmecitecnica di Leinì: i colleghi scioperano per solidarietà
«Dopo la seconda maternità, torno in ufficio e scopro di non avere più la mia postazione. Non avevo più nemmeno una mail». Inizia così il racconto di Katia Pellegrino, 39 anni, impiegata dal 2004 alla Emmecitecnica di Leinì, alle porte di Torino. Demansionata al rientro dalla maternità e poi licenziata. Un epilogo che «francamente non capisco», dice a La Stampa. «Prima della maternità mi occupavo di fornitori, rapporti con le banche, di clienti e buste paga. Mi sentivo una delle colonne portanti dell’azienda. Improvvisamente e senza troppe spiegazioni mi viene indicata una nuova postazione di lavoro e una nuova mansione: accogliere i visitatori rispondere al telefono».
Il demansionamento
Tuttavia quel cambio di mansione «inaspettato» si è trasformato nel giro di pochi giorni in un licenziamento per «giusta causa». Legato ai rincari energetici e delle materie prime, motivazione per la quale Pellegrino, occupando una posizione non più strategica, sarebbe diventata un peso per l’azienda. «Pochi giorni fa il titolare mi chiama in ufficio e mi consegna una lettera. Licenziamento per giusta causa. Mi è crollato il mondo addosso». Lettera che Pellegrino afferma di non aver firmato. «Insieme al sindacato voglio che mi vengano spiegate le motivazioni di questa decisione così netta», mette in chiaro la 39enne.
La protesta dei lavoratori
Ed è proprio per questo motivo che ieri mattina, venerdì 27 gennaio, sono state proclamate quattro ore di sciopero nell’azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di quadri elettrici. I lavoratori hanno infatti deciso di incrociare le braccia per protestare contro il licenziamento della collega – che è anche delegata Uilm. «Come se licenziare una lavoratrice dopo 18 anni di sacrifici risolvesse questo problema», denunciano i sindacalisti Ciro Di Dato e Francesco Messano, presenti, venerdì 27 gennaio, allo sciopero davanti ai cancelli della Emmecitecnica.
L’azienda disponibile al confronto
«Crediamo che di fronte alle difficoltà finanziarie con cui motiva il licenziamento, la proprietà avrebbe dovuto aprire un tavolo di discussione con le organizzazioni sindacali. Con l’intento di utilizzare tutti gli strumenti previsti per salvaguardare l’occupazione. Probabilmente qualcuno in modo strumentale ha ritenuto più conveniente licenziare la nostra delegata. Non accontentandosi di averla già demansionata tempo fa in quanto colpevole di un’assenza dovuta alla maternità. In mancanza di riscontri da parte dell’azienda, lo sciopero odierno è solo l’inizio delle mobilitazioni», concludono i due sindacalisti, citati da Torino Today. Nel frattempo, i vertici della Emmecitecnica – impresa di circa 50 dipendenti – si sono detti disponibili a un confronto.
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