La storia della torta di compleanno con la foto di Totó Riina. Il testimone di giustizia Masciari: «Raccapricciante»
«Torta di compleanno con la foto di Riina… è accettabile?». Così il testimone di giustizia Pino Masciari scrive sui social denunciando quello che anche il capogruppo dell’Udc Giuseppe Graziano e il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi hanno definito «un fatto gravissimo». E’ successo in Calabria, «Masciari e Graziano non sanno individuare la località», spiega Antoniozzi, «ma quello che conta è il gesto volgare e offensivo nei confronti dei grandi martiri della giustizia morti a causa di Riina, del piccolo Di Matteo, di donne e uomini delle forze dell’ordine che hanno pagato con la vita la loro avversione a Riina e alla mafia». A raccontare per primo il fatto sui suoi social è stato Masciari: «Navigando tra una pagina e l’altra di Facebook ho visto qualcosa di incredibile: in una famiglia calabrese si è visto bene di festeggiare un compleanno tagliando una torta con su disegnata la faccia di Totò Riina», si legge nel lungo sfogo su Facebook. «Anche se è stato fatto in modo goliardico, c’è un confine chiaro, netto che non andrebbe oltrepassato neanche per scherzo. Evocare anche solo il ricordo di un personaggio che ha fatto scorrere fiumi di sangue, che si è macchiato dei più orridi delitti, è raccapricciante». Il testimone di giustizia parla di una cultura della legalità «che passa anche attraverso scelte concrete» e che «in alcun modo e per nessuna ragione possono strizzare l’occhio, anche solo per scherzo, a delinquenti di tale portata». Poi l’ulteriore attacco alla scelta di rendere pubblica la foto sui social: «Nel momento in cui si mostra il proprio privato, condividendolo con chiunque su un social network, quella che si pensa sia solo una foto di famiglia assume una valenza e un significato di ben altra portata, difficile da controllare e che si può prestare ad interpretazioni e valutazioni di ogni genere, anche da parte delle forze dell’ordine». A fare eco alle riflessioni di Masciari, anche Antoniozzi che oltre ai profili penali della vicenda, tutti da verificare, sottolinea «gli aspetti pedagogici e culturali». «Non amo come Sciascia l’antimafia di professione», ha continuato il vice capogruppo, «ma credo che per prevenire dobbiamo censurare le idolatrie diffuse, soprattutto tra i giovani, di criminali efferati che rappresentano il peggio che la nostra nazione ha potuto incrociare».