Quei medici accusati di drogarsi negli ospedali del Lazio: «Ma non possiamo sospenderli dal lavoro»
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha arrestato un 38enne di Latina e sospeso per un anno dalla professione un ortopedico dell’Istituto Marco Pasquali. Entrambi sono accusati di spaccio. Nell’inchiesta sono indagati quattro dipendenti dell’Icot e due società di trasporto malati. In totale 16 persone sono state raggiunte da avvisi di garanzia. La giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota ha sospeso per un anno dalla professione l’ortopedico Luigi Emanuele. E ha detto che l’assunzione di stupefacenti da parte dei medici può derivare un grave danno per la salute dei pazienti. Ma gli assuntori di droga, spiega oggi l’edizione romana di Repubblica, non possono essere sospesi automaticamente perché manca uno strumento legislativo adatto.
L’indagine sull’Icot di Latina
Dopo l’arresto di Angelo Rigliaco la sezione mobile del Nucleo di polizia economico-finanziaria e la Procura di Latina hanno scoperto uno «smodato uso di sostanze stupefacenti tra i dipendenti dell’Icot». Ovvero una delle strutture più importanti del Gruppo Giomi, che gestisce anche il Sant’Anna di Pomezia e, a Roma, l’ospedale Cristo Re e Villa Betania. Un altro noto spacciatore distribuiva droga all’interno dell’ospedale. Tra i clienti c’erano medici e infermieri. Tra questi un altro ortopedico e un operatore sanitario. Scoperto anche il dipendente di un’associazione di trasporto malati. Secondo l’accusa alcuni di loro consumavano marijuana e hascisc. Entrambe le droghe potenziate con il “roner”. Ovvero uno strumento utile a sottoporre le sostanze stupefacenti ad una reazione molecolare innescata dal calore, che sviluppa un principio attivo molto più elevato. La dipendente della ditta di ambulanze, anche lei indagata, utilizzava invece Amnesia, una variante della cannabis che può essere tagliata con metadone, eroina e acido di batteria. E che è causa anche di danni permanenti al cervello.
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