Alfredo Cospito rifiuta i farmaci in carcere: «Ha un piano preciso, prende integratori per resistere più a lungo»
Alfredo Cospito rifiuta i farmaci. Ma assume degli integratori. E ai medici del carcere di Bancali a Sassari ha svelato di aver studiato le mosse per resistere a lungo. La sua battaglia non è per uscire dal 41 bis. Ma per abolire il carcere duro. Cospito ha detto ai dottori di non voler assumere la terapia prescritta. Perché con la battaglia non sente di avere «bisogno dei farmaci». Ma ha svelato, appunto, che sta prendendo degli integratori per proseguire lo sciopero della fame «più a lungo possibile». Lamenta anche il clamore mediatico e le «eccessive attenzioni» nei suoi riguardi. E ritiene che la sua protesta venga cavalcata «anche da uomini della sinistra». Ma in questo momento non vuole uscire dal 41 bis. Perché «questi politici non conoscono la realtà del carcere». E quindi non sanno che «una cella singola è da privilegiati».
Il carcere duro
Le parole di Cospito ai medici le riporta oggi Repubblica. L’anarchico del Fai condivide la sua ora di socialità con un camorrista e due mafiosi di Cosa Nostra. Con un boss di Palermo anche lui contrario al 41 bis passeggia spesso. Dice che il carcere duro «evita i contatti con i familiari e soprattutto impedisce una libera manifestazione del pensiero». Ha detto ai medici di essersi preparato per lo sciopero della fame ingrassando prima. In modo che la sua protesta potesse durare il più a lungo possibile. Ieri intanto è arrivato nel carcere di Opera a Milano. La struttura è dotata anche di un padiglione Sai, ovvero Servizio di Assistenza Unificata. «Lì ci saranno specialisti in grado di intervenire in caso di emergenza», ha spiegato il suo legale. Ma per il momento la linea sul 41 bis non cambia.
La dottoressa
Angelica Milia, 64 anni, medico di fiducia dell’anarchico Alfredo Cospito, sottoposto al regime speciale di 41-bis, in un’intervista con Luigi Manconi su La Stampa dice invece che con il carcere duro Cospito morirà. «Penso» che Alfredo abbia pochi giorni di vita, «non do la sua morte come imminente, ma se il digiuno non viene interrotto è fatale che sia così», dice Milia. «Quanto siano compromesse le sue condizioni cliniche appare già al primo sguardo», aggiunge. «È il complessivo aspetto fisico che va osservato, prima di qualsiasi esame clinico e di laboratorio. Una persona emaciata, consunta, pallida, dalla postura incerta, costretta alla sedia a rotelle». La caduta nella doccia «è la conseguenza inevitabile di un quadro generale di drammatica debolezza», spiega.
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