Il documento – Cospito si aspettava il 41 bis da 3 anni: «Sono un terrorista, non temiamo la violenza»
Ogni volta «che capito in una sezione “comune” e mi chiedono per quale motivo mi trovo dentro ed io con orgoglio ed ironia rispondo che sono un terrorista mi si aprono tutte le porte, la solidarietà è massima». A raccontarlo ai compagni anarchici era Alfredo Cospito, che alla fine di maggio del 2019 aveva inviato dal carcere in cui era detenuto in regime di massima sicurezza (ma non ancora al 41 bis) il suo contributo scritto «per l’assemblea del 9 giugno 2019 a Bologna». Un testo – pubblicato sul sito della Croce Nera Anarchica – in cui Cospito si dichiarava apertamente terrorista e invitava gli altri anarchici a fare un salto decisivo nella violenza, non colpendo più solo cose, ma anche persone. «Che cosa temono dagli anarchici?», si chiedeva Cospito, rispondendo: «Temono che qualcuno di loro li aspetti sotto casa, temono che gli anni bui (per loro) ritornino, che la paura ed il terrore cambino di campo. Ce lo dicono loro in tutte le salse, almeno per una volta possiamo dargli credito… Temono il loro incubo peggiore (incubo incredibilmente anche di qualche anarchico-a) il tanto demonizzato terrorismo». Cospito proseguiva così: «la mia ferma convinzione che la rivoluzione (parola altisonante) la può fare solo chi ha il diavolo in corpo. E chi ha il diavolo in corpo non ha paura della parola terrorismo perché desidera con tutte le sue forze che i potenti vivano nel terrore almeno quanto le loro vittime i “dannati della terra”. È per questo che non voglio edulcorare dal mio vocabolario questa parola, non sarà certo il codice penale con le sue condanne o la minaccia della spada di Damocle del 41bis sospesa sopra la mia testa a farmi cambiare idea, e a farmi tacere».
Nella lettera Cospito rassicurava di essere aiutato anche finanziariamente dal movimento anarchico: «la cassa di “Scripta Manent” dagli arresti non ci ha mai fatto mancare il sostegno». Ma cercava di incitare alla svolta gli anarchici dell’assemblea di Bologna: «Quando in un comizio si spiega al popolo che non si tratta di veri attentati ma di semplici petardi… qualcosa non va! Ma veramente pensiamo in questo modo di avvicinare gli sfruttati? Ma veramente crediamo che chi non ha più niente da perdere (lavoro, casa…) si spaventi davanti alla parola terrorismo, riavvicinandosi poi rincuorato, se affermiamo che in fondo sono stati usati solo dei petardi, che chiunque siano gli attentatori hanno solo scherzato, giocato alla rivoluzione?». Concetti simili a quelli che due anni dopo – il primo settembre 2021 – Cospito rivolgeva agli anarchici riuniti in Calabria (la lettera è su un altro sito della galassia anarchica, Round Robin) cui spiegava che la vita di un anarchico e di un rivoluzionario (lui li declina sempre al maschile e femminile) trova la sua pienezza «quando si sporca le mani con la merda che ci circonda. Può avvenire in tanti modi, ognuno trova il proprio. La violenza anarchica è il mio modo di cambiare le cose». È proprio per questi scritti – assai più concreti della semplice manifestazione del pensiero – che alla fine il Dap ha proposto al ministro della Giustizia dell’epoca – Marta Cartabia – l’applicazione dell’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario a Cospito firmata effettivamente il 4 maggio del 2022. Il primo però a non doverne essere sorpreso era proprio l’anarchico abruzzese, visto che lo metteva in conto già tre anni prima.
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