La vecchia fiamma dei videogiochi, l’imprenditrice, l’insegnante: le tre donne nell’indagine su Matteo Messina Denaro
Nell’inchiesta su Matteo Messina Denaro ci sono tre donne. Una, l’ex fiamma storica Maria Mesi, è indagata per favoreggiamento. E oggi fa sapere che non vede l’Ultimo dei Corleonesi da anni. Ma gli inquirenti sospettano che il rapporto sia proseguito. E non hanno trovato il suo cellulare durante la perquisizione ad Aspra, frazione di Bagheria. L’altra ha 60 anni, è separata con una figlia e un tenore di vita assai elevato. Gli inquirenti le hanno chiesto del Suv da 70 mila euro. Le hanno chiesto se ha avuto una relazione con Iddu. «Mai conosciuto. Faccio l’imprenditrice, quello è il frutto del mio lavoro», è stata la risposta. La terza invece è un’insegnante. Ha confessato di aver avuto una relazione con ‘U Siccu durata due anni. È anche amica di Andrea Bonafede. Ma ha detto di non sapere che quell’uomo fosse Messina Denaro.
L’ipotesi della conoscenza di gioventù
Il Corriere della Sera rivela oggi che nessuna delle due residenti a Campobello di Mazara si è presentata spontaneamente dai magistrati. Attualmente non sono indagate e quindi sono state ascoltate come persone informate sui fatti. I carabinieri non hanno ancora perquisito le loro abitazioni. Le due donne sono diverse fisicamente: una è mora e ha i capelli lunghi, l’altra è bionda e ha i capello corti. Nei giorni scorsi a proposito di una delle due sono circolate ipotesi suggestiva. Un’impiegata comunale coetanea delle due ha ipotizzato una vecchia conoscenza del boss: «Alla fine degli anni Ottanta andavamo tutti a ballare al Blues, un locale di Campobello che ormai non c’è più. Il biglietto d’ingresso costava tanto, 40 mila lire. Lui entrava coi suoi cappotti lunghi, gli stivaletti, sempre elegantissimo. Poi restava in disparte con la sua comitiva, non dava confidenza a noi del popolo». All’epoca rispetto a loro «era molto più grande di età. Però dicevano fosse innamorato pazzo di lei. Chissà, magari 30 anni dopo lui l’ha reincontrata in paese e l’ha riconosciuta».
Il telefono di Maria Mesi e i videogiochi del boss
Intanto Maria Mesi parla. Per negare tutto. Il Messaggero riporta oggi la difesa dell’ex amante di Messina Denaro. Che ha condiviso con lui le vacanze in Grecia (all’epoca si faceva chiamare Matteo Cracolici). «Perché tornate di nuovo da me? Ho già scontato quello che mi spettava. Non c’entro più nulla con lui. Basta», ha detto agli inquirenti. Ma gli investigatori non hanno trovato il suo cellulare durante la perquisizione nella torrefazione che gestisce con il fratello Francesco. Lei ha risposto: «Uso soltanto la linea fissa». Il dettaglio che la donna non si è mai sposata non pare essere ritenuto significativo da parte degli investigatori. Mesi ricorre spesso nella pubblicistica dedicata a Messina Denaro perché ha contribuito a svelare la passione per i videogiochi del boss. «Ti prego, non dirmi di no. Desidero tanto farti un regalo. Sai, ho letto sulla rivista dei videogiochi che è uscita la cassetta di Donkey Kong 3 e non vedo l’ora che sia in commercio per comprartela. Quella del Secret of Maya 2 ancora non è arrivata. Sei la cosa più bella che ci sia», ha scritto in un pizzino inviato a Iddu. Messina Denaro giocava con la serie Lara Croft e con Super Mario Bros. Apprezzava anche i giochi di calcio e d’avventura.
Le carte d’identità
Intanto i pm di Palermo stanno accertando se le cinque carte di identità contraffatte intestate ad altrettanti residenti a Campobello di Mazara vivi e incensurati trovate nel covo di vicolo San Vito appartengano alla partita di documenti di riconoscimento spariti dal Comune di Trapani nel 2015 e nel 2018. Le carte rubate erano tutte in bianco. Secondo gli investigatori sarebbero state poi compilate con le generalità dei cinque campobellesi. Al documento sarebbero stati aggiunti inoltre la foto di Messina Denaro. Nel covo c’erano diverse foto tessera. E il timbro del comune di Campobello di Mazara. Difficilmente il boss avrebbe potuto realizzare senza le complicità di altri. Il sospetto è che i cittadini fossero consapevoli. E avrebbero regalato altri alias a ‘U Siccu.
I mitomani
Infine, dopo le testimonianze di chi ha raccontato di aver incontrato, durante la latitanza il boss Matteo Messina denaro ignorandone la vera identità, ora arrivano anche le false segnalazioni. Decine di persone, mitomani dicono gli investigatori, stanno contattando la Procura riferendo di fantomatiche frequentazioni con il capomafia o di aver da lui ricevuto esplosive rivelazioni. Racconti in gran parte inventati. A differenza di quelli dei cittadini – dal concessionario che gli ha venduto l’auto, al traslocatore che gli ha spostato i mobili da un covo all’altro, alle donne che l’avrebbero frequentato, alle pazienti della clinica in cui è stato arrestato – spesso indotti a rivolgersi agli inquirenti per prevenirne le mosse.
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