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La versione di Saviano sul caso Cospito-Donzelli: «I clan approfittano degli errori dello Stato sul 41 bis»

01 Febbraio 2023 - 16:19 Ygnazia Cigna
Lo scrittore a margine dell'udienza che lo vede imputato di diffamazione contro Salvini prende posizione sulle rivelazioni in Aula del deputato di FdI

«Le rivelazioni fatte in aula da Giovanni Donzelli, se vere, dimostrano che le organizzazioni criminali cercano di approfittarsi e di sfruttare una scelta sbagliata delle istituzioni, cioè il 41 bis dato ad Alfredo Cospito». Lo scrittore e giornalista Roberto Saviano – a margine dell’udienza che lo vede accusato di diffamazione ai danni di Matteo Salvini – prende posizione sul caso delle intercettazioni rivelate in Aula dal coordinatore di Fratelli d’Italia. Una rivelazione che, secondo Saviano, per quanto scorretta è stata utile a far trapelare come la criminalità cerchi sempre di «manipolare a proprio vantaggio una scelta sbagliata». Sulle frasi di Donzelli, ora indaga anche la Procura a seguito di un esposto presentato dal deputato Angelo Bonelli. Attualmente, l’ipotesi è quella di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio. A passare le informazioni a Donzelli è stato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Informazioni confidenziali che, però, l’onorevole Donzelli ha utilizzato in Aula per attaccare i deputati del Partito democratico nel corso della seduta di ieri, 31 gennaio, per l’istituzione della commissione Antimafia.

«41 bis? I giudici devono decidere caso per caso»

Saviano si è esposto anche più in generale sul caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da 105 giorni per il quale il governo, attraverso le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha ribadito di ritenere corretta l’applicazione del regime del 41-bis. Secondo lo scrittore «i giudici dovrebbero decidere caso per caso sul 41 bis e non con una regola per tutti e sempre». Saviano ha parlato a margine della prima udienza del processo che lo vede imputato per diffamazione dopo la denuncia di Salvini, dopo alcuni post pubblicati nel 2018 in cui lo scrittore definì il leader del Carroccio come «ministro della mala vita». Un processo di cui non si pente: «Sono fiero di essere imputato», ha commentato tra le mura della giustizia. Il giudice ha rimandato il processo al prossimo primo giugno quando verrà sentito il leader della Lega.

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