L’endorsement di Luigi Di Maio (da Washington) per Giorgia Meloni: «Sta facendo un lavoro importante»
Da quando, lo scorso 25 settembre, il partito Impegno civico non ha superato la soglia di sbarramento alle elezioni politiche, il suo fondatore, Luigi Di Maio, si è eclissato dalla scena politica italiana. Rarissime apparizioni pubbliche, pagine social ferme. I giornali hanno parlato comunque dell’ex ministro degli Esteri in relazione all’incarico di inviato speciale europeo nel Golfo. Sull’eventuale nomina, ad oggi, non c’è alcuna novità. La notizia, invece, è che Di Maio è tornato a rilasciare un’intervista, la prima dopo la débâcle elettorale. L’ha fatto nell’ambito del Sustainability Forum di Fortune Italia, rispondendo alle domande di Emilio Carelli, giornalista e deputato nella scorsa legislatura. «In questa fase – lontano dalle istituzioni – sono pronto a tante sfide, vedremo quali sentirò di accogliere. Posso dire che c’è tanta vita “dopo”. È una cosa scontata, ma che deve incoraggiare a non essere legati a una sola esperienza. La vita ci porta fuori dalle zone di comfort e questo ci consente di confrontarci con nuove sfide e scoprire capacità che non pensavamo neanche di avere».
Non si spinge oltre nel raccontare i suoi progetti. Più estensivo è, invece, nel commentare l’operato del governo Meloni. «Siamo la seconda forza manifatturiera di Europa, questo richiede un intervento energetico massiccio e ritengo che il lavoro che si sta facendo, anche con la visita della presidente Meloni in Algeria e in Libia, sia molto importante in ottica di indipendenza energetica a breve medio termine. L’Italia non è messa male grazie a infrastrutture come il Tap che approda in Puglia e le due pipeline, dall’Algeria e dalla Libia. Queste tre ci consentono di diversificare le fonti – spiega in collegamento da Washington -, perché alcune di queste hanno una spare capacity molto alta. Altro fattore sono i rigassificatori, perché non tutto il gas può arrivare via tubo, per questo Piombino e Ravenna sono strategiche». Sul tema energetico, fulcro dell’evento di Fortune, Di Maio ricorda che tra agosto e settembre dell’anno scorso Roberto Cingolani aveva dichiarato che stavamo esportando gas ai Paesi europei, «perché passava più gas di quello che ci serviva. Dobbiamo avere l’ambizione di essere l’hub del gas – del Mediterraneo – rinforzando le infrastrutture. Ma sono risorse a esaurimento, quindi le rinnovabili rappresentano comunque il punto vero per l’indipendenza energetica».
A richiesta esplicita di Carelli di esprimere un giudizio sulla leader di Fratelli d’Italia, Di Maio afferma: «Sono sicuro che le mie valutazioni interessino poco le persone. Da cittadino italiano ed ex ministro degli Esteri, ero preoccupato per le nostre relazioni internazionali e sull’atlantismo. Ma sia con la legge di Bilancio e sia con l’annuncio della firma del sesto decreto di supporto militare all’Ucraina, queste preoccupazioni sono state smentite. Credo che il decreto sia molto importante non perché da questo dipende la resistenza ucraina, ma perché è un segnale importante alla nostra alleanza e agli alleati ucraini». L’ex inquilino della Farnesina è più dubbioso, invece, in termini di politica interna: «Sono abbastanza scettico che si riesca a risolvere il problema sugli occupabili del reddito di cittadinanza, in pochi mesi, incrociando la domanda e l’offerta, quindi costruendo il software per assegnare i posti di lavoro, perché il problema della gelosia delle banche dati in Italia da parte degli enti è un tema che ho affrontato in tutto il mio mandato, una questione difficile da risolvere. Se si fosse meno gelosi delle banche dati della pubblica amministrazione, risolveremmo molti problemi in Italia».
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