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Eredità Agnelli, il giallo del detective pestato e minacciato di morte: «Fermati o col tuo cliente non vivrete a lungo». L’ipotesi: per chi lavorava

05 Febbraio 2023 - 13:07 Redazione
Il caso, raccontato dal settimanale tedesco Die Zeit e ripreso dal Fatto Quotidiano, ruota attorno al patrimonio di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli

Un detective privato pestato tre contro uno, con tanto di minacce di morte se avesse continuato a indagare sulle frequentazioni di Marella Agnelli vicino a Gstaad, in Svizzera. È la vicenda che apre il reportage di Ingo Malcher sul settimanale tedesco Die Zeit sugli sviluppi della battaglia legale tra Margherita Agnelli de Pahlen e i suoi figli di primo letto, John, Ginevra e Lapo Elkann sull’eredità di Marella Caracciolo e di fatto su quella di Gianni Agnelli. Come riporta il Fatto Quotidiano, il pestaggio è avvenuto nella prima settimana di dicembre 2020, quando due auto con targa italiana, una Lancia Thema scura e una Fiat 500 Abarth argentata sono arrivate fuori dalla casa di un collaboratore di un’agenzia di investigazioni private in Svizzera.

I due agguati

Nella denuncia fatta molto più tardi dalla vittima alla polizia regionale dell’Oberland Bernese, cioè l’11 maggio 2021, si racconta che dalle auto scendono tre persone: «Due erano sicuramente italiane, il terzo forse un polacco o uno slavo». Il primo, forse il capo, dà un pugno all’occhio sinistro al detective, poi un altro al naso e infine allo stomaco. Gli prende poi la testa dai capelli e gliela preme contro il finestrino della 500: gli mostra come dentro ci sia una pisola a fuoco rapido. Il secondo uomo mostra un’altra arma e la punta alla tempia del detective e poi al collo. La vittima prova a reagire, dice di conoscere le arti marziali e si difende con uno schiaffo in faccia a quello con la pistola. Interviene il terzo uomo, che gli punta un coltello alla gola, mentre quello che sembrava il capo gli dice con un tedesco arrangiato e in italiano, con accento del Nord: «Devi interrompere le tue indagini, tu e il tuo cliente, o non vivrai a lungo».

Nella deposizione, il teste parla anche di un’altra e precedente aggressione, sempre per mano delle stesse tre persone armate di pistole, risalente al 1° maggio. Anche in quel caso, la minaccia: «Smettila di indagare, ricordati che hai una famiglia». Dopo la seconda aggressione, l’uomo decide di abbandonare il caso: «Già prima della minaccia nel parcheggio, avevo intuito di essere ‘bruciato’ nelle indagini. Dopo la seconda, ho capito in che situazione ero finito: in pericolo di vita. Non ne ho certezza, ma penso fossero mandati da chi sapeva». Per qualche settimana, si astiene dal comunicare con i committenti. Quando decide infine di rivolgersi alla polizia, i segni delle violenze erano già scomparsi.

L’incarico

Come specifica il Fatto Quotidiano, l’unico incarico che avrebbe potuto giustificare i suddetti episodi riguarda la collaborazione con gli investigatori ingaggiati dalla figlia dell’Avvocato per indagare su alcuni profili legati alla disputa legale per l’eredità della madre. Ed in particolare la verifica sul mantenimento della residenza effettiva di Marella Agnelli in Svizzera, in uno chalet vicino a Gstaad, pur essendo cittadina italiana. Circostanza determinante per l’esito della causa apertasi nel novembre scorso a Torino. Una guerra legale ventennale, fatta di rivendicazioni patrimoniali, cause legali e accuse, che avrebbe potuto trovare un punto di svolta se si fosse deciso che l’eredità di Marella dovesse essere regolata dal nostro Codice Civile e non – com’è stato sino a oggi – dalle norme svizzere. Circostanza che avrebbe minato la validità dell’accordo successorio firmato tra le due Agnelli nel febbraio del 2004 in territorio elvetico, con il quale Margherita rinunciava per sempre all’eredità della madre. Altrettanto invalidi, poi, sarebbero a quel punto anche i tre testamenti di Marella: redatti sempre in Svizzera e a favore solo dei tre nipoti.

Se quella richiesta fosse accolta, nella redistribuzione del patrimonio potrebbero dunque entrare in gioco anche Margherita e gli altri cinque fratelli nati dal suo secondo matrimonio con il nobile russo Serge de Pahlen (valutato 4,6 miliardi di euro). Sulla giurisdizione di riferimento, il Tribunale torinese deciderà la prossima primavera. Fabio Trevisan, il legale di Margherita, ha già allegato agli atti il risultato delle indagini private: la sua tesi è che Marella Agnelli non avrebbe mai abitato stabilmente in Svizzera. Avrebbe piuttosto passato la maggior parte del suo tempo a Torino e in Marocco, dove, spesso, si sarebbe fermata tutto l’inverno. Affermazioni che i legali dei fratelli Elkann respingono fermamente.

Nessuno vuole parlare

Dal verbale emerge la difficoltà riscontrata dal detective nel trovare qualche testimone disposto a parlare con lui. Fatta eccezione per un confidente, trovato in seguito al primo avvertimento. Ma dopo tre giorni, racconta l’uomo, «non ne ho più saputo nulla». Il procuratore cantonale di Berna, Sandro Thomann, ha indagato contro ignoti e poi, il 24 gennaio 2022, ha sospeso l’inchiesta, ma senza archiviarla: «Sono sconosciuti gli autori e la loro provenienza». Inutili sarebbero state le richieste della parte lesa di acquisire immagini delle telecamere di sorveglianza, eventuali tracce nelle celle telefoniche e di controllare i registri d’ingresso alla frontiera di auto con targhe straniere.

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