Gianni Vattimo vuole sposare Simone Caminada nonostante la condanna: «Noi presi di mira perché gay»
Ieri Simone Caminada è stato condannato a due anni di reclusione per circonvenzione di incapace. L’«incapace» è Gianni Vattimo. Per i giudici il 38enne assistente del filosofo avrebbe approfittato della sua fragilità per mettere le mani sul suo patrimonio. I due si conoscono dal 2010. Nei confronti di Vattimo i periti hanno accertato «patologie che portano a un deficit sul piano previsionale, esecutivo e sulla capacità di autodeterminazione. Un disturbo depressivo aggravato dal Parkinson». La difesa ha annunciato un ricorso contro la condanna. E lo stesso professore oggi in un’intervista a La Stampa ribadisce le sue intenzioni: vuole sposare Simone. E non ha intenzione di fermarsi. Nonostante le pronunce del tribunale. E i pareri dei suoi vecchi amici.
«Vittima del sistema»
Vattimo si sente vittima, sì. Ma non di Simone: «Del sistema. Mi sento abbastanza stritolato. Ma francamente ogni cosa passa». Il verdetto dei giudici se lo aspettava: «Tanta gente che conosciamo ha avuto a che fare con la giustizia. Francamente, poi passa. Il processo? Non ho seguito tutte le udienze. C’è qualcosa che ho detto che non è stato creduto? Mi hanno considerato un bugiardo?». L’avvocata dice che in questa vicenda ha pesato il suo orientamento sessuale: «Sì, forse ha pesato. Perché tutto sommato cosa c’era d’altro interessante intorno?». Quindi lui e Caminada sarebbero stati presi di mira «perché gay». Ma Vattimo non ha intenzione di recedere dal proposito di sposarlo: «Lo faremo in un posto periferico. Una cosa così». C’è già una data? «Forse sì», conclude con Irene Famà.
Il processo
I pm Dionigi Tibone e Giulia Rizzo hanno sostenuto le loro accuse avvalendosi anche di una serie di intercettazioni telefoniche. E non hanno avuto dubbi: secondo loro – e il giudice – Vattimo versa in uno stato di «totale dipendenza psicologica da Caminada, misto alla paura della solitudine e alla consapevolezza di non poter più provvedere a se stesso». Lo scorso dicembre i magistrati intervennero per sospendere l’unione civile (che doveva essere celebrata a Vimercate) tra il professore e l’assistente. Per il momento la giustizia tratta Vattimo (che non si è costituito parte civile) come persona offesa di un reato. È stato infatti disposto il dissequestro di tre conti correnti e di una cassetta di sicurezza per la riconsegna al professore. Beni che probabilmente resteranno «in famiglia».