Il miracolo di Aya, la bimba siriana nata tra le macerie del terremoto: «In migliaia si sono offerti di adottarla»
«Un segno di Dio». È questo il significato di Aya, il nome dato dai soccorritori alla bambina siriana che lunedì è stata trovata in mezzo alle macerie della città siriana di Jinderes ancora attaccata al cordone ombelicale della madre, morta nel terremoto che ha colpito Siria e Turchia, provocando la morte di almeno 21 mila persone. Tra queste ci sono quasi tutti i familiari di Aya, che sotto le macerie è rimasta oltre 10 ore, compresi il padre e i quattro fratelli. A prendersene cura quando uscirà dall’ospedale sarà il prozio Salah al-Badran, ma non sarà facile. La casa dell’uomo, così come buona parte della città, è stata distrutta. Al-Badran e la sua famiglia di 11 componenti sono riusciti a fuggire dal primo piano dell’edificio dove vivevano e a salvarsi, ma ora non hanno un posto dove stare.
Il ritrovamento di Aya
Sono costretti a vivere in una tenda nel pieno dell’inverno. «Appena il 10% degli edifici della città è agibile», ha detto l’uomo all’Associated Press. Mentre i soccorsi scavavano tra le macerie di un edificio di cinque piani, si sono imbattuti nella madre di Aya, Abu Hadiya, sepolta dal cemento. Attaccata a lei c’era la bimba, nata poche ore prima, mentre la famiglia si trovava già sotto le macerie. Aya è stata portata d’urgenza in ospedale nella vicina città di Afrin. Al contrario di quanto si pensava inizialmente, la colonna vertebrale della bimba non è rimasta danneggiata. Il numero di orfani del terremoto è ancora sconosciuto, ma il caso di Aya ha fatto il giro del mondo, tanto che, secondo quanto racconta il prozio, sono migliaia le persone che si sono offerte di adottare la bimba, con la promessa di un’infanzia più agevole di quella che potrebbe avere nella Siria distrutta dal terremoto. Aya, però, ha già trovato la sua nuova famiglia.
Foto di copertina: Anadolu Agency
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