Il giallo sulle due donne uccise a Catania dall’ergastolano in licenza premio, le ipotesi: che cosa legava le vittime
Gli inquirenti di Catania sono certi che esista un collegamento tra gli omicidi delle due donne uccise da Salvatore «Turi» La Motta, prima che si togliesse la vita davanti alla caserma dei carabinieri. L’ergastolano di 63 anni in licenzia premio doveva rientrare in carcere ad Augusta ieri sera, 11 febbraio. Godeva del regime di semilibertà, dopo la condanna all’ergastolo per associazione mafiosa e un delitto commesso trent’anni fa. La Motta si è tolto la vita con un colpo alla tempia davanti ai carabinieri che gli intimavano di abbassare l’arma, dopo aver urlato che si sarebbe costituito. Prima ancora, con la stessa pistola, alle 8.30 del mattino aveva commesso il primo delitto. Sul lungomare di Riposto aveva aspettato Carmela «Melina» Marino, 48 anni, arrivata lì in auto per fare rifornimento da un benzinaio. La Motta le si è avvicinata mentre era ancora in auto, ha aperto la portiera e ha sparato un colpo al volto. Da lì è scappato, per arrivare nella vicina via Roma, dove La Motta ha aspettato la sua seconda vittima, Santa Castorina, 50 anni. La donna è scesa dall’auto lasciando dentro il suo cagnolino, La Motta l’ha raggiunta e ha sparato anche in questo caso un solo colpo alla testa.
Il suicidio davanti ai carabinieri
Dopo i due delitti, il killer ha vagato per il paese, finendo poi nel quartiere dove è cresciuto, mentre i carabinieri gli davano la caccia. Alle 12 si è presentato davanti alla caserma di Riposto. Lì ha urlato: «Aprite, mi voglio costituire». La Motta si è presentato armato al piantone, i militari lo hanno subito tenuto sotto tiro, ordinandogli di lasciare l’arma ed evitare ogni gesto insensato. In un attimo, il 63enne ha risposto sparandosi alla testa.
I possibili collegamenti tra le due donne uccise
Cosa ha spinto La Motta a uccidere le due donne? L’unico legame certo appurato dagli inquirenti è stato tra l’uomo e la prima vittima, Marino, con cui il killer è stato legato sentimentalmente in passato. Non è ancora chiaro però se la storia tra i due andasse ancora avanti. Le due vittime si conoscevano. Castorina faceva la baby sitter, prima per sua nipote, poi per altre famiglie, man mano che quella è diventata la sua principale attività. Gli inquirenti non escludono che Carmela Marino volesse chiudere la relazione con La Motta, come riporta il Corriere della Sera. Un’intenzione che avrebbe potuto confidare all’amica Santa Castorina. Il killer avrebbe quindi voluto “punire” la donna che voleva lasciarlo, assieme all’amica considerata «un ostacolo», o quantomeno un soggetto sospettato di aver incoraggiato Marino a volerlo lasciare. I riscontri sono ancora tutti da valutare, spiegano gli inquirenti, che intanto hanno fermato Luciano Valvo, 55 anni, accusato di concorso in omicidio. La sua testimonianza potrebbe rivelare i veri legami tra i due delitti e le vere intenzioni di La Motta.
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