Botta e risposta tra Calenda e Gori. Il leader del Terzo polo: «Ammetto la sconfitta, ma anche uniti con te abbiamo perso»
Se persino il più riformista dei sindaci lombardi del Partito democratico attacca il Terzo polo, la scottatura nel campo del centrosinistra per l’esito delle Regionali deve essere del grado più alto. A commento delle prime proiezioni, Giorgio Gori interroga i centristi con un tweet: «Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza? Con il maggioritario a turno secco si è competitivi solo unendo tutto il centrosinistra. Sì, pure i 5 stelle. O lo capite o la destra vincerà ogni volta». Non si fa attendere la risposta del leader della parte chiamata in causa, Carlo Calenda: «Sicuramente non ha funzionato. Non ho mai problemi ad ammettere una sconfitta. La questione però è un poco più complessa. La corsa volta eravamo tutti con te e hai/abbiamo preso meno del 30%. C’è un’inossidabile voto di destra che fa crescere Fontana anche dopo il disastro Covid». Il primo cittadino di Bergamo aveva già dato una risposta al quesito di Calenda: «All’obiezione “manco uniti avreste vinto” rispondo che ha votato solo il 45%. Se hanno la sensazione che l’esito sia scontato, anche gli elettori più affezionati scelgono di restare a casa».
A chiudere il battibecco, una lunga disamina di Calenda: «La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile. Vince la destra ovunque. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell’ipotetico formato del campo largo. Letizia Moratti è stata coraggiosa e si è spesa moltissimo, ma fuori dal bacino di voti del Terzo polo non siamo riusciti ad attrarre consensi. Stessa cosa è accaduta a Alessio D’Amato, a cui vanno tutti i nostri ringraziamenti, rispetto al bacino dei voti Pd-Terzo Polo. Per quanto riguarda la nostra lista, i risultati sono stati particolarmente penalizzati dal meccanismo bipolare delle elezioni regionali e della minor presenza del voto di opinione. La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente».
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