Gli audio, la vodka, le letterine: cosa c’è dietro lo sfogo di Berlusconi su Putin e Zelensky. «Non va preso sul serio»
Forse ha ragione Vittorio Sgarbi quando dice che Silvio Berlusconi è «un ammiratore di Putin e quando si sfoga non riesce a trattenersi». Di certo dietro l’ultima uscita in cui il Cavaliere critica la premier Giorgia Meloni per l’incontro con Zelensky c’è un retroterra di parole chiare. Quelle in cui il presidente di Forza Italia spiega a modo suo la guerra tra Ucraina e Russia. Che comincia nel maggio scorso, quando durante una pausa della convention azzurra a Napoli si rivolge a Licia Ronzulli e Marta Fascina sostenendo che sia necessaria una proposta di pace per portare Putin al tavolo delle trattative. E prosegue a settembre, quando scoppia un altro caso. Stavolta nel mirino ci sono le parole dette in Veneto: Putin è stato obbligato ad invadere perché pressato dai comunisti. Subito dopo l’uscita a Porta a Porta.
La storia di Putin costretto a invadere l’Ucraina
Ovvero quella dell’aneddoto dei presidenti delle repubbliche filorusse: «Zelensky ha aumentato gli attacchi delle sue forze contro di noi ed i nostri confini, siamo arrivati a 16mila morti. Difendici perché se non lo fai tu non sappiamo dove potremo arrivare». Putin sarebbe stato «spinto dalla popolazione russa, dal suo partito e dai suoi ministri a inventarsi questa operazione speciale». Fino all’uscita del 18 ottobre scorso, quella dell’audio “rubato”. «Io non vedo come possano mettersi a un tavolo Putin e Zelensky. Zelensky, poi… non posso dirlo». E ancora: «Ho riallacciato con Putin che mi considera tra i suoi 5 veri amici». E il dettaglio della vodka e del lambrusco, regali di compleanno incrociati tra i due leader. Ieri l’uscita su Meloni. Che dentro Fratelli d’Italia viene considerata «peggio delle altre». Perché il governo ha appena varato il decreto per mandare le armi. Anche se i sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani è contraria.
Berlusconi inaffidabile
Il sospetto nel centrodestra è che Berlusconi si sia mosso proprio allo scopo di guadagnare voti. E dentro Forza Italia filtra un certo imbarazzo: «Berlusconi ha sempre esternato le sue riserve e proposte, mica si può pensare di imbavagliarlo», dice a La Stampa un dirigente di Forza Italia. «Ma la nostra affidabilità su questo terreno è testimoniata dal lavoro del ministro degli Esteri Tajani». Meloni fa sapere di non averlo sentito. E un retroscena di Repubblica descrive la situazione interna al centrodestra: «Sono cose da non prendere sul serio», secondo un ministro di FdI. «Non l’ho sentito», dice la premier. Mentre l’entourage del presidente fa notare che dietro l’uscita non c’è nulla di casuale. «Berlusconi mira a conquistare voti in quella fascia di elettori stanchi della guerra. E non ammaliati dalla figura di Zelensky». Un calcolo politico, insomma. E se questo finisce per mettere ancora più in difficoltà Meloni in Europa, pazienza. Anzi: meglio.
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