Tiziana Cantone, riaperto il caso dopo il ricorso della madre: nuovi dubbi sul suicidio
A mesi dalla loro chiusura tornano tornando ad aprirsi le indagini sulla morte di Tiziana Cantone. La vittima di revenge porn venne trovata morta, con un foulard al collo, a casa della madre, a Casalnuovo (NA) nel 2016, in seguito alla diffusione su in rete, a sua insaputa, di filmati intimi che la ritraevano. A disporre nuove investigazioni è stato il gip di Napoli Raffaele Coppola che accoglie la richiesta della madre di Cantone, Teresa Giglio. La donna, tramite i suoi legali, si è opposta alla conclusione del pm Giovanni Corona, il quale aveva aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti supponendo che Cantone avesse potuto essere stata strangolata, e non suicidatasi come invece ha alla fine concluso. Per determinare quale sia stata la causa della morte della vittima di revenge porn, che all’epoca aveva 31 anni, la sua salma era stata riesumata per eseguire su di essa l’esame sulla “vitalità del solco” con il quale è normalmente possibile distinguere i segni dell’impiccagione da quelli dello strangolamento.
La salma riesumata
Tuttavia, secondo il gip Coppola, «lo stato scheletrico del corpo, riesumato nel maggio 2021 a distanza di cinque anni dalla morte rende impossibile qualsivoglia valutazione sulle consulenze di pm e parte offesa». Significa che è stato impossibile determinare se la 31 si sia suicidata o sia stata uccisa. Rimane il dubbio su perché l’esame non sia stato effettuato nel 2016, che viene infatti sollevato dai legali di Teresa Giglio. Quando il corpo di Cantone venne trovato dalla zia, infatti, la causa della morte venne subito identificata come l’impiccagione volontaria. Tuttavia – ritiene la madre dopo le analisi dei consulenti medici a cui si è affidata – che la natura del foulard e la posizione in cui è venne ritrovato il corpo rendano «impossibile penzolamento con conseguente asfissia», e che quindi sua figlia sia stata strangolata.
L’inizio di nuove indagini
La conclusione di Coppola è che la Procura debba «effettuare nuove indagini nel termine di 90
giorni e nominare un perito che, analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard e la posizione in cui la Cantone è stata trovata, attraverso un esperimento giudiziale, possa accertare la compatibilità di essi con un decesso per asfissia da impiccagione»
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