Martina Scavelli, l’arbitra “troppo grassa” per dirigere il volley: «Non voglio più essere pesata come le vacche»
Martina Scavelli, 34 anni di Catanzaro, è diventata arbitra di volley a 19 anni. Nel 2017 ha cominciato a dirigere le gare in serie B. Ogni fine settimana riceveva un gettone dai 60 agli 80 euro. Adesso non più. Perché ha deciso di lasciare l’arbitraggio. Il motivo lo ha spiegato in un lungo post su Facebook. Che parte da quello che ha detto Paola Egonu a Sanremo sul razzismo: «Tu sei nera, io sono grassa! Per questo motivo stamattina ho comunicato le dimissioni dal ruolo di arbitro di serie B alla FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo). Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche!». Scavelli infatti spiega: «Ho superato i valori previsti di BMI e circonferenza addominale (nulla di eccessivo)».
Le regole e le penalizzazioni
Per questo ha ricevuto «una penalizzazione di 3 punti nell’ambito del punteggio Dirigenti di Settore e l’esonero dall’impiego fino al raggiungimento dei valori previsti. La penalizzazione mi porterà, a fine stagione, a passare dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro». In un’intervista rilasciata oggi a La Stampa l’arbitra spiega che si tratta di «norme federali basate su indicazioni sanitarie. Bisogna rientrare in determinati parametri antropometrici. Come il BMI (l’indice di massa corporea) e la circonferenza addominale. Io ho sempre seguito un regime alimentare particolare per rispettarli. Se li superavo mi autodenunciavo». E punta il dito contro l’assurdità delle norme: «È paradossale che un giocatore possa essere obeso e che gli allenatori o i dirigenti non debbano rispettare tali parametri. Perché?».
Il fisico delle donne
Rivelando a Filippo Femia che «Il fisico delle donne finisce nel mirino più di quello dei colleghi uomini. Per i big maschi di Serie A si chiude un occhio, per noi invece li si tengono entrambi aperti». E che riceve insulti dal pubblico per il suo aspetto fisico: «Se commetto uno sbaglio perché devo sentirmi urlare che sono cicciona?». E lo status su Facebook si chiude con un appello: «Ho deciso di dire Basta, per me e per tutti i grassi. La salute mentale, l’integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano valgono molto di più di qualche centimetro di troppo! Da oggi inizia la mia battaglia per superare la discriminazione imposta da certe norme. Aiutatemi a fare la sentire la mia voce perché non è solo la mia voce. SONO GRASSA SÌ! Ma anche di contenuti, voglia di lottare e speranza. Io oggi ho scelto di amarmi un po’ di più!».
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