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Annullato il sequestro di 141 milioni di euro per l’architetto di Putin, Lanfranco Cirillo riottiene le maxi-ville, opere d’arte e l’elicottero

17 Febbraio 2023 - 13:08 Redazione
lanfranco cirillo architetto putin
lanfranco cirillo architetto putin
Al professionista era stata sequestrata una lussuosa villa Roncadelle e un'altra in Sardegna. Tra i suoi beni anche 143 opere d'arte e un elicottero

La Cassazione ha annullato il maxi sequestro da 141 milioni di euro disposto nei confronti di Lanfranco Cirillo, 63enne di origini trevigiane e cittadinanza russa che si è autodefinito «l’architetto di Putin». Lo scorso agosto, il Gip di Brescia aveva disposto un sequestro preventivo per un’indagine che ipotizza vari reati, che vanno dalla dichiarazione infedele dei redditi al riciclaggio e autoriciclaggio, passando per il contrabbando, il trasferimento fraudolento di valori e la violazione del codice di tutela dei beni culturali. Accuse di cui dovrà rispondere in tribunale a partire dal 23 febbraio, quando è prevista la prima udienza del processo. Il sequestro aveva messo i sigilli a due lussuose ville dell’architetto a Roncadelle, nel Bresciano, e in Sardegna, oltre che a 143 opere d’arte tra cui Picasso, Cezanne, De Chirico e Fontana. Tra i beni anche un elicottero personale e 670mila euro in contanti.

Cirillo risulterebbe ancora latitante per la giustizia italiana. E finora ha sempre sostenuto di essere vittima di «accanimento e persecuzione»: «La mia prima colpa è di aver vissuto in Russia e di aver lavorato e costruito per gli oligarchi. Altra colpa aver portato il frutto del mio lavoro in Italia… ma secondo questa logica ogni emigrante con famiglia in Italia può essere privato dei suoi beni e trattato come Totò Riina». Il prossimo 23 febbraio, a Brescia, prenderà il via il processo nei suoi confronti. Gli atti relativi alla decisione della Cassazione di accogliere il ricorso della difesa sono stati trasmessi al tribunale del riesame. La tesi portata avanti della difesa, secondo quanto ricostruito dal Giornale di Brescia, si è incentrata sul dimostrare che disponibilità finanziarie, immobili ed opere d’arte non sono frutto di guadagni illeciti, ma legittima conseguenza delle attività compiute in Russia dall’architetto trevigiano.

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