Acea, dopo i presunti casi di mobbing Gualtieri insedia la nuova presidente: chi è e da dove proviene
Sarà Barbara Marinali la nuova presidente di Acea che andrà a sostituire la dimissionaria Michaela Castelli, in carica sino alla prossima assemblea degli azionisti. Ad annunciarlo è stata la stessa Azienda Comunale Energia e Ambiente, impegnata nella distribuzione di luce, acqua e gas nella capitale e controllata al 51 per cento da Roma Capitale. Il 15 febbraio il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in qualità di socio di maggioranza aveva scritto all’amministratore delegato della società Fabrizio Palermo chiedendo di convocare un consiglio di amministrazione straordinario per procedere all’assunzione, mediante designazione da parte dei membri già in carica, di Marinali e alla sua conseguente nomina a presidente della società in sostituzione di Michaela Castelli che si era dimessa il giorno prima. Marinali, romana, classe 1964, è presidente di Open Fiber e fa parte del Cda di Webuild. Prima di diventare senior advisor del Ceo di Snam, Marinali è stata componente del primo consiglio dell’Autorità di regolazione dei trasporti e direttrice generale per le infrastrutture stradali del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, nonché direttrice della segreteria del Cipe.
Dall’inizio di febbraio Acea è al centro di un caso che vede il suo ad, Fabrizio Palermo, già amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, accusato da diverse donne che lavorano nell’azienda di avere atteggiamenti umilianti nei loro confronti. Le accuse, arrivate da hostess che lavorano nel settore dell’accoglienza, sono state raccolte da diversi quotidiani che hanno pubblicano gli sfoghi delle donne in servizio nella multiutility. Sostenendo che il manager pubblico non volesse vedere persone grasse in servizio. E che trattasse le dipendenti del service di Acea come delle schiave. Accuse, queste, smentite dalla stessa azienda e bollate da Palermo, su La Stampa, come «ridicole». Perché dice di aver «sbloccato dossier importanti in Acea», portando avanti «risultati significativi come prima avevo già fatto alla Cassa Depositi e Prestiti». In precedenza in una nota Palermo aveva sostenuto che è stata la revisione dei contratti di appalto che avrebbe portato ad accuse “diffamatorie” nei suoi confronti.
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