Stop alla cessione dei crediti, quali sono i bonus coinvolti. L’ipotesi della “cartolarizzazione” per evitare lo stallo dei cantieri
Lo stop allo scontro in fattura previsto nel decreto del governo Meloni non riguarda solo il Superbonus, ma di fatto tutti i tipi di bonus edilizi finora in vigora. L’interruzione della cessione dei crediti e dello sconto in fattura riguarda tutti quei lavori su cui non è stata presentata una Cila entro il 16 febbraio, giorno in cui è entrato in vigore il decreto. Lo stop alla cessione dei crediti riguarda anche gli ecobonus, il bonus ristrutturazioni, quello facciate, il sismabonus e quello relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche. Restano comunque possibili le detrazioni con la documentazione presentata per tempo per:
- i lavori con il Superbonus 90% spalmabile in cinque anni per condomini e case unifamiliari, così come l’installazione di impianti fotovoltaici o pensiline per la ricarica di mezzi elettrici;
- le ristrutturazioni per il bonus Ristrutturazione con detrazione al 50%, il cui costo per il lavoro viene spalmato su 10 anni. Riguarda gli interventi di manutenzione straordinaria e restauro, così come gli interventi per le parti in comune dei condomini;
- l’Ecobonus al 50%, anche in questo caso spalmate in 10 anni. Sono comprese le sostituzioni dei serramenti e infissi, caldaie a biomassa e a condensazione, schermature solari. C’è anche l’Ecobonus al 65% in 10 anni per migliorare l’efficenza energetica come generatori di aria calda a condensazione, pompe di calore, collettori solari e scaldacqua a pompe di calore;
- il Sismabonus al 90% spalmabili in cinque anni per lavori di consolidamento degli edifici, compresa la ricostruzione dopo demolizione;
- il bonus facciate al 60% per le spese sostenute nel 2022 e al 90% per quelle tra il 2020 e il 2021, spalmate in 10 anni. Riguarda lavori sulle facciate esterne degli edifici, compresa la sola pulitura o tinteggiatura esterna.
La trattativa sulla cartolarizzazione
Dopo le proteste del mondo dell’edilizia e di parte della maggioranza, Forza Italia in testa, il governo potrebbe valutare alcune modifiche al decreto, per quanto i margini di manovra resterebbero molto ristretti, come ricorda il Messaggero. Nel vertice previsto domani a palazzo Chigi con le associazioni di categoria dei costruttori parteciperanno anche Abi, Cassa Depositi e Prestiti e Sace. Questi ultimi due soggetti potrebbero svolgere un ruolo per risolvere lo stallo dei cantieri. Tra le ipotesi sul tavolo c’è quella della “cartolarizzazione” dei crediti rimasti bloccati.
L’idea sarebbe di cedere i crediti maturati con le ristrutturazioni del Superbonus e le altre agevolazioni a una società creata ad hoc, così da emettere obbligazioni da piazzare sul mercato per gli investitori istituzionali. Una strada tortuosa che dovrà passare dal via libera della Commissione europea, che già in passato aveva bocciato questo meccanismo considerandolo un modo per creare altro debito. Altra opzione potrebbe riguarda Cdp e Sace, che potrebbero assorbire, in modo diretto o indiretto, i 15 miliardi di crediti rimasti incagliati, che le amministrazioni pubbliche non possono più sostenere.
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