Lo schiaffo di Putin agli oligarchi: «Non dispiace a nessuno se vi hanno tolto yacht e soldi»
«Nessuno dei comuni cittadini è dispiaciuto per coloro che hanno perso i loro capitali, yacht e palazzi all’estero». Così il presidente russo Vladimir Putin, nel suo discorso di oggi sullo Stato della Nazione, ha scaricato gli oligarchi russi che si sono arricchiti approfittando delle privatizzazioni avviate negli Novanta, in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. In quel periodo, ha ricordato Putin, le aziende statali venivano svendute «quasi per niente». E quei «grandi uomini d’affari, invece che produrre tecnologia e creare posti di lavoro in Russia, investivano in yacht all’estero», ha attaccato il leader del Cremlino. All’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, l’Unione Europea e diversi altri governi occidentali hanno congelato beni e patrimoni detenuti all’estero dagli oligarchi russi. Anziché accogliere le loro lamentele, però, Putin ha scartato ogni possibilità di dialogo. «Non supplicate per riavere i vostri soldi. Non investite all’estero, ma in Russia. A quel punto lo Stato e la società vi sosterranno», ha detto il leader russo.
Gli oligarchi russi, «cittadini di seconda classe»
L’Unione Europea è stata la prima a congelare i beni degli oligarchi russi – tra cui yacht, conti correnti e abitazioni di lusso – che ricadono all’interno della propria giurisdizione. Nelle scorse settimane, poi, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per chiedere alla Commissione un piano per sequestrare tutti i beni russi congelati agli oligarchi e utilizzare i fondi per pagare la ricostruzione dell’Ucraina. «Chi ha portato i fondi all’estero, è stato saccheggiato, derubato, ha perso tutto. Erano risorse detenute legalmente, certo», ha detto oggi Putin nel suo discorso a Mosca. «Nessuno dei semplici cittadini del Paese è dispiaciuto per chi ha perso i capitali all’estero, per chi si è comprato yacht e ora ha i fondi bloccati», ha aggiunto il leader russo. Secondo Putin, l’occidente considera gli oligarchi russi come «cittadini di seconda classe». Prima che il Cremlino decida di accorrere in loro soccorso, però, gli oligarchi dovranno compiere «una seconda scelta: lavorare per la propria patria».
Foto di copertina: EPA/SERGEI ILNITSKY
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