Milano, in città la velocità media è 18km/h: è la fine del progetto «Città 30»? Non proprio. Ecco perché
Il Traffic Index pubblicato in questi giorni da TomTom ha incoronato Milano come la quinta città più congestionata al mondo, perlomeno tra quelle prese in analisi nella ricerca. Tra i dati contenuti nel report, ce n’è uno che potrebbe sorprendere più di altri: sulle strade del capoluogo lombardo la velocità media è di 18 chilometri orari. Eppure, lo scorso gennaio, il consiglio comunale milanese ha approvato un ordine del giorno che impegna il sindaco Giuseppe Sala a rendere Milano una «Città 30» a partire dal 2024, istituendo un limite massimo di 30 km/h su tutte (o quasi) le strade urbane. Alla luce dei dati di TomTom, però, qualcuno potrebbe chiedersi: che senso ha imporre un divieto di 30km/h in città quando la velocità media è già molto più bassa? «Più che darci un’indicazione della velocità effettiva, quel dato ci dice che il traffico è poco fluido e il livello di congestione è molto alto», chiarisce Marco Mazzei, consigliere comunale di maggioranza e primo firmatario della proposta di «Città 30» approvata a gennaio. Non tutti, però, sono d’accordo con questa interpretazione. «Questi dati dimostrano che di fatto la città 30 esiste già», ribatte Alessandro Verri, capogruppo della Lega in consiglio comunale. «La proposta dell’amministrazione è solo un specchietto per le allodole».
La sicurezza stradale
Secondo le stime del Comune, la velocità media a Milano è in realtà ancora più bassa di quella calcolata da TomTom e sarebbe «sicuramente inferiore ai 15 chilometri orari». Eppure, secondo Mazzei, questo dato non aiuta a comprendere i veri benefici del progetto di Città 30. «Dovremmo concludere che oggi non possono esserci incidenti gravi a Milano solo perché la velocità media è di 15 km/h? Purtroppo non è così», ragiona il consigliere. I dati relativi al 2021, infatti, mostrano che solamente in ambito urbano ci sono stati circa 8mila incidenti, che hanno causato 34 morti e circa 10mila feriti. E, spiega Mazzei, il progetto di «Città 30» cerca proprio di abbattere queste cifre. «Il 10% degli incidenti stradali gravi ha come causa primaria l’eccesso di velocità. E anche in quei casi in cui a provocare lo schianto è una semplice distrazione, la velocità fa comunque una grossa differenza: l’esito di un incidente a 20km/h non è lo stesso di un incidente a 50 km/h», insiste il consigliere. Oltre alla sicurezza stradale, poi, i sostenitori della «Città 30» insistono su un’altra ricaduta positiva: quella ambientale. «Oggi lo stile di guida a Milano è fatto di grandi accelerazioni e grandi frenate – spiega Mazzei -. La misura che abbiamo proposto punta a incentivare una guida più adatta al contesto urbano, più fluida e più rilassata, riducendo le emissioni che derivano dal consumo di pneumatici e freni».
«Non è questa la soluzione»
Le opposizioni di centrodestra, però, non ci stanno. «Già oggi in città le auto non circolano a velocità elevate, ad eccezione di qualche strada. Il problema non sono i limiti di velocità, ma la mancanza di controlli», attacca Alessandro Verri. Per il consigliere leghista, la proposta di «Città 30» avanzata dalla maggioranza è soltanto «uno spot elettorale, fatto per attirare l’attenzione dei media e far vedere che ci si impegna sui temi dell’ambiente e della sicurezza stradale». Per quanto riguarda la congestione del traffico, Verri avanza una contro-proposta. «Molte città si sono dotate di semafori intelligenti che riescono a capire quante auto sono in attesa e che possono regolare gli incroci di conseguenza», spiega il consigliere della Lega. Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, invece, Verri suggerisce altre priorità. «Investimenti in impianti fotovoltaici, comunità energetiche, efficientamento degli edifici: queste sono misure strutturali che hanno un vero impatto sulle emissioni. Non certo abbassire il limite di velocità…», sostiene Verri.
Foto di copertina: ANSA/PAOLO SALMOIRAGO
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