Cinque giovani della Generazione Zeta al top della moda italiana. Ma per le donne non c’è ancora spazio: solo il 22,6% nei cda
Ci sono anche cinque giovani della generazione Zeta nei consigli di amministrazione delle prime 152 società italiane della moda, e due di loro sono in posizione apicale. Lo rivela Mediobanca nel suo rapporto annuale sul settore appena pubblicato dal suo ufficio studi. Una sola – Maria Boglione, classe 2003 – siede nel consiglio di una società quotata come Basicnet (Robe di Kappa, Superga, Sebago fra i marchi principali). L’età media dei manager della moda italiana però è piuttosto alta: 61 anni in generale e 60 anni per le società quotate. E le quote rosa ancora bassissime: rappresentano il 22,6% dei membri del cda, che diventano il 41,9% nelle 11 società quotate che debbono rispettare gli obblighi di legge. La più grande azienda di moda italiana per fatturato è Prada (3,4 miliardi di euro), davanti a Luxottica (3,2 miliardi di euro), Calzedonia (2,5 miliardi), Moncler e Armani con 2 miliardi di fatturato ciascuno. A guadagnare di più rispetto al fatturato però è Fendi, davanti a Renato Corti (pelletteria) e a Gingi, marchio del gruppo della imprenditrice Elisabetta Franchi finita in una tempesta di polemiche qualche tempo fa per una sua uscita particolarmente misogina. La moda italiana è divisa per distretti e quello che contiene più aziende del settore è il distretto di Castelfiorentino- Santa Croce sull’Arno seguito da quello di Montebelluna e da quello di Belluno, dove pesa la presenza di Luxottica.
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