Legambiente e il disastro del trasporto ferroviario italiano: «Tanti ritardi e treni più lenti di 30 anni fa» – Il report
Disagi e ritardi caratterizzano la vita dei pendolari italiani, stimati 3 milioni. Le linee ferroviarie del nostro Paese sembrano divise in due fasce: l’efficacia dei treni ad alta velocità e l’inefficienza di Intercity e treni locali, soprattutto al Sud. È questa la fotografia dell’ultimo rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente. Molti convogli percorrono alcune distanze in tempi simili a quelli di 30 anni fa. Se non peggio. Stando a quanto si legge nelle tabelle di marcia disponibili sul sito della fondazione Fs, riprese anche da La Stampa, nel 1993 la tratta Torino Porta Nuova-Genova Porta Principe ci impiegava 95 minuti. Oggi ce ne voglio almeno 111 o 120 se si prende un locale. Così come Torino-Ventimiglia che dalle 3 ore del ’93 è passata a circa 4 ore e mezza. E il problema – spiega il report – è la preferenza degli investimenti per il rapporto su gomma. Nella decade 2010-2020, infatti, sono stati realizzati 310 chilometri di autostrade, migliaia di chilometri di strade nazionali e appena 91 chilometri di metropolitane e 63 di tranvie.
Il Sud soffre di più
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario si registrano notevoli differenze del trasporto ferroviario tra regioni. «Nel 2021 gli stanziamenti sono stati, in media, pari allo 0,57% dei bilanci regionali, in miglioramento rispetto allo 0,34% registrato nel 2020, ma in diminuzione rispetto allo 0,65% del 2019», si legge nel report di Legambiente che stima la necessità di investire almeno 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030. A soffrire di più è sempre il Sud, che subisce i disagi causati dalle poche linee. Basta pensare che in Sicilia le corse dei regionali sono 506, mentre in Lombardia 2.173.
Le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia e l’appello al Governo
Nel report vengono anche elencate le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia. A guidare la lista ci sono le ex linee Circumvesuviane, caratterizzate da incidenti, ritardi e soppressioni, come la «Metromare» Roma-Lido e la Roma Nord-Viterbo, con ritardi medi di trenta minuti e una corsa saltata su tre, o la Catania-Caltagirone-Gela con aumenti tariffari che crescono di pari passo con i ritardi dei treni. Il rapporto si conclude con una richiesta a governo Meloni nei confronti dei pendolari. Perché – chiosa Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ci sono tantissimi investimenti e opere pubbliche da fare nel settore dei trasporti, meno visibili mediaticamente del ponte sullo Stretto ma molto più utili alla collettività».
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