Le suore social di Pienza si ribellano al Vaticano: «Non toccate la nostra Superiora»
Le suore di clausura del Monastero Maria Tempio dello Spirito Santo di Pienza hanno deciso di ribellarsi alla loro diocesi. E quindi al Vaticano. Le 13 sorelle hanno deciso di dire no al trasferimento della badessa suor Diletta Forti. Che ha l’incarico di Superiora da cinque anni. E sotto la sua guida il monastero ha avviato una serie di attività social. E anche un bed & breakfast gratuito. Suor Diletta ha un passato nelle guardie forestali. E, evidentemente, anche un certo talento per il marketing. «Vuoi sperimentare una nuova avventura? Vieni cinque giorni in clausura» è lo slogan che accompagna l’alloggio in legno «piccolino, ma dotato di tutti i comfort». Le religiose hanno anche organizzato mercatini alimentari nel giardino. Che sono aperti a tutti. E che hanno fatto preoccupare il sindaco della cittadina in provincia di Siena. Manolo Garosi ha segnalato il caso alla Curia.
Il blitz della Diocesi
Per garantire «la sicurezza dei prodotti agroalimentari, le modalità di produzione e le normative in materia», come spiega oggi il Corriere della Sera. Così, dopo lunghi accertamenti delle autorità ecclesiastiche e pare anche un bel po’ di rimbrotti della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, si è mosso il Vaticano. Che ha deciso di sostituire la superiora con motivazioni coperte da segreto. A quel punto è scoppiata la ribellione. Testimoniata anche da uno status ospitato sulla pagina Facebook delle sorelle: «Questa Comunità monastica è stata accusata di disubbidienza e di resistenza alle disposizioni dei Superiori, mentre essa si è semplicemente rifiutata di dar corso ad un provvedimento che reca grossolane anomalie e vistose criticità di natura giuridica, tali da pregiudicarne la validità e l’efficacia. Per questo motivo il Monastero ha ritenuto doveroso avvalersi delle tutele e delle garanzie del Diritto canonico nelle sedi competenti, ritenendo la comunicazione inoltratagli priva dei requisiti che la renderebbero esecutiva».
La ribellione e le sue conseguenze
Madre Diletta Forti dice anche che la Diocesi per spiegare la sua sostituzione «ha voluto arbitrariamente aggiungere motivazioni che il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha mai menzionato, con grave danno per l’immagine del Monastero e giungendo addirittura a sconsigliare o impedire ai fedeli di sostenerlo con donazioni». E si è appellata allo Spirito Santo per dirimere la questione. Più prosaicamente, le indiscrezioni dei vertici ecclesiastici parlano di una serie di richiami ufficiali (cinque in tutto) completamente disattesi. E per questo, dicono, le suore rischiano la riduzione allo stato laicale.