Treviso, 50enne adescato in chat e seviziato da un minorenne e due amici. Si cercano altre vittime del gruppo
La prima conoscenza su un sito di incontri, poi l’incontro in un casolare del Trevigiano. Si aspettava probabilmente una serata movimentata l’impiegato 50enne che una volta arrivato nella casa in costruzione di Vedelago non ha trovato solo il ragazzo 15enne con il quale si era dato appuntamento, ma anche due suoi complici – un 18enne e un 20nne – che lo hanno immobilizzato. Ieri, riporta il Corriere del Veneto, il gip Carlo Colombo, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha stabilito che i tre vadano a domiciliari. Caduto a terra dopo essere stato tramortito con un taser, legato, imbavagliato con del nastro adesivo, e minacciato con due coltelli, l’impiegato è stato costretto a rivelare il Pin della sua carta, e consegnare ai malviventi il contante che aveva appresso e le chiavi della sua auto. Un piano orchestrato accuratamente e – suppongono gli inquirenti – provato tante volte, quello degli incontri piccanti con uomini adulti, che farebbe leva sulla paura di denunciare delle vittime. I ladri, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, probabilmente confidavano nel silenzio a causa della vergogna di dover rivelare di aver dato appuntamento a un minorenne.
«Non sapevo fosse minorenne»
Per la fortuna del 50enne, i carabinieri tenevano d’occhio la casa di via Marconi da qualche tempo, insospettiti dall’andirivieni di ragazzi giovani e meno giovani che frequentavano l’immobile a due passi dalla strada principale. L’ipotesi era che il casolare fosse luogo di spaccio, ma i militari sono stati smentiti quando hanno intercettato uno dei tre mentre, in bicicletta, andava a prelevare con la carta della vittima. «Ci siamo parlati un paio di volte – ha raccontato il 50enne una volta liberato – poi abbiamo deciso di incontrarci in un quel posto a Vedelago. Io non sapevo di avere a che fare con un minorenne, sapevo soltanto che era maschio e che era giovane». Dunque, era il 15enne a frequentare il sito di incontri, mentre, almeno in questo caso, pare sia stato il 18enne a procurarsi i coltelli e il taser. Atri dettagli dovrebbero emergere dall’analisi dei telefoni dei tre.
La perizia psichiatrica
Alla storia si aggiunge un altro dettaglio. Uno dei malviventi, il 20enne, soffre della sindrome di Crouzon, una grave deformazione del cranio alla quale possono essere associati problemi psicologici che si erano manifestati nel ragazzo, che da dieci anni è orfano di padre, ma mai in modo violento. Per correggere i problemi dati dalla sindrome, il giovane si è sottoposto a oltre cento operazioni chirurgiche e a sedute di psichiatria. Per questo la sua avvocata, Elisa Berton, intende avvalersi della documentazione medica per richiedere la perizia psichiatrica. Nel frattempo, i carabinieri hanno colto l’occasione per lanciare un appello alle altre potenziali vittime, tuttavia, al momento, senza ricevere risposta.
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