Torna Michele Santoro con un nuovo Servizio Pubblico – Il video
Torna Michele Santoro con un nuovo Servizio Pubblico, la tv che creò quasi dal nulla attraverso una raccolta fondi e che dopo essere stata trasmessa su piattaforme web e su un consorzio di tv locali riuscì ad approdare su La7. «Allora», ricorda oggi Santoro, «raccogliemmo 50 milioni di euro. Oggi si parte senza un euro». Sarà una tv di piazza (o di teatro) perché l’intenzione è girare l’Italia organizzando assemblee in cui creare la puntata, ma anche quotidiana sull’app totalmente rinnovata per l’occasione. La sera di venerdì 24 febbraio Santoro aveva convocato il suo pubblico per la presentazione della app al Piccolo Eliseo di Roma, proprio di fronte a quel tempio della finanza che è la Banca di Italia. I posti erano pochi, gli invitati speciali (anche ospiti parlanti della serata) molti, e un po’ di delusione c’è stata fra chi è restato fuori perché privo di biglietto ma una sbirciatina avrebbe voluto dare. Non è stata comunque una presentazione, ma una vera e propria puntata di Servizio Pubblico, con tanto di sceneggiatura scritta e tempi televisivi rigorosamente rispettati: due ore e mezza di trasmissione come ai vecchi tempi.
Santoro forse ha finto, forse davvero ha mostrato emozione, ed è voluto partire con un ricordo di Maurizio Costanzo che è stato soprattutto un racconto di se stesso (editto bulgaro, la nascita di Servizio pubblico) insieme al signore della tv che era scomparso proprio quel giorno. Poi la puntata in tutta la sua prima parte ha preso di petto la guerra (dopo «essermi preso del filorusso a Di Martedì»), prima collegandosi con lo scrittore Nicolai Lilin, poi con ragazze russe e ucraine che sognano la pace, e con numerosi altri servizi intermezzati dal comico Natalino Balasso che tanto era sullo stesso canovaccio. Il giornalista del Sole 24 Ore Gianni Dragoni con la sua pioggia puntuale di numeri sull’inflazione, i rincari energetici e il mondo diviso fra sempre più poveri e sempre più ricchi ha consentito di cambiare il menù e arrivare «ai giovani che dovranno essere il mio petrolio». Santoro ha chiamato ad alzarsi dal pubblico Cloé Bertini, attivista di Ultima generazione, che ha raccontato il suo credo finendo con la voce rotta da un pianto a fatica trattenuto. Poi Giulia Innocenzi sul palco a parlare dei guai degli allevamenti intensivi di polli che sono la sua battaglia ormai da anni. E un volto nuovo: Clara Mattei, economista ricercatrice a New York, la sola non restata in tempi televisivi facendo tracimare la sua filippica sul capitalismo che sarebbe antidemocratico e a cui andrebbe messa fine. I dati snocciolati sull’economia italiana erano in gran parte errati e un po’ alla carlona. Ma il pezzo forte è stato Santoro che per interromperla ha sfoderato un divertente: «Sono cose per il Pd, di sinistra. Ma non vorrei che dire di sinistra al Pd lo offendesse…».
Nella puntata altri giovani, qualche esperto scovato dalla squadra di Santoro (come Matteo Flora, che studia la cybersicurezza), il matematico Piergiorgio Odifreddi, l’avvocato Anna Falcone arrivata di corsa da La7 dove era ospite di Lilli Gruber, la professoressa Donatella di Cesare chiamata a indignarsi sul caso Cospito, il professore Francesco Forzati a stigmatizzare la trasformazione del mondo in società di obbedienti, uno studente liceale che tuona contro il ministro Giuseppe Valditara, una studentessa universitaria che fa la stessa cosa contro la ministra Annamaria Bernini non perché abbia detto cose alla Valditara, ma perché secondo lei tace su tutto e tutti. Finale con video di Vauro in collegamento dalla Colombia. Santoro è ancora in forma e la tv la sa fare come pochi altri. Anche con furbizia: nella gran miscela un po’ mondialista un po’ complottista amalgamata, se qualcosa o qualcuno aveva toni un po’ più forti, lui ha premesso: «Giudicate voi. Lo ritenete un pazzo? Magari è un pazzo. Ma dice cose che nessun altro racconta». È una tv a tema, e i temi sono quelli visti nella prima puntata e nelle prime cose diffuse alla vigilia sulla stessa app. Lui è convinto non solo che ci sia un pubblico, ma di potere raccogliere miscelando un po’ di vecchia guardia intellettuale no green pass, quella nuova no war, quella di sempre no finanza, no Coke, no Tav, gran parte della vastissima platea degli italiani che si è tenuta al largo delle urne. E questa sembra davvero una scommessa tutta in salita.
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