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Ciro Immobile punta sull’appetito dei parlamentari e compra il Quirinetta Caffè

26 Febbraio 2023 - 10:28 Redazione
La maggioranza della Food4art acquistata con un investimento di 70 mila euro

Il calciatore della Lazio Ciro Immobile, attraverso la società 9 Invest, ha rilevato il 70% delle quote della società che gestisce il Quirinetta Caffè a Roma. La Food4art, che ha in gestione il locale che si trova a pochi passi da Fontana di Trevi e Montecitorio, è stata acquistata al prezzo di 80 mila euro. Venditrice è la Sunchaser Movies di proprietà di Daniela Leoca Ramona. Il valore nominale delle quote ammontava a 7 mila euro. Immobile ha già all’attivo alcune partecipazioni in start-up legate al food delivery. Nel 2018 aveva acquisito lo 0,4% delle quote di Moovenda. Ovvero l’applicazione che consegna a domicilio senza limitazioni chilometriche. Nel 2019 divenne socio di OffLunch, altra app specializzata nella consegna dei pranzi in ufficio. Adesso, visto che il locale si trova vicino sia alla Camera che al Senato, il bomber biancoceleste punta sull’appetito dei parlamentari. D’altronde, è tutto un magna magna no?

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Migranti, 33 morti in un naufragio sulla spiaggia di Steccato di Cutro nel Crotonese: «Sul barcone fino a 250 persone»

26 Febbraio 2023 - 10:09 Redazione
Il barcone si sarebbe spezzato in due a causa del mare agitato

C’è anche un neonato di pochi mesi tra le vittime del naufragio di migranti avvenuto all’alba di oggi davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nei pressi di Crotone. Il suo cadavere, secondo la drammatica testimonianza di un vigile del fuoco, è tra i 33 finora recuperati da soccorritori e forze di polizia che stanno proseguendo le operazioni. Il bilancio potrebbe aggravarsi. Ai cadaveri trovati sulla spiaggia in località «Steccato» si sono aggiunti quelli trovati in mare che devono ancora essere recuperati. Secondo una prima versione dei fatti il barcone dei migranti, che era molto carico, si è spezzato in due a causa del mare agitato. Sul posto per i soccorsi sono intervenuti la Capitaneria di porto e la Guardia di finanza. Nell’area – dove il mare è forza 3-4 – sono attivi fra l’altro due motovedette e un elicottero della Guardia Costiera. Secondo le fonti i migranti non hanno fatto in tempo a chiedere aiuto e alcuni dei sopravvissuti avrebbero raggiunto la costa con i propri mezzi. I superstiti sarebbero una ventina in tutto. Quelli che sono riusciti a raccontare qualcosa hanno detto che sul barcone c’erano tra le 150 e le 250 persone.

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Florida, studente prende a pugni l’operatrice scolastica che gli ha sequestrato la Nintendo Switch: arrestato – Il video

26 Febbraio 2023 - 10:04 Redazione
La donna rimane inerme a terra per tutta la durata del pestaggio

Un ragazzo di 17 anni è stato arrestato in Florida per aver preso a pugni fino a stordirla un’operatrice scolastica che gli aveva sequestrato la sua Nintendo Switch. L’aggressione ha avuto luogo ieri mattina, quando in Italia era già pomeriggio, alla Matanzas High School, di Palm Coast, riporta la Cnn, e il video è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza dell’istituto. Nelle immagini si vede prima la donna camminare per il corridoio, e poi lo studente, alto almeno quanto lei, correre verso di lei e buttarla a terra con uno spintone. La donna resta inerme mentre il ragazzo inizia a prenderla a pugni mentre si trova a terra colpendole la testa. A quel punto alcune persone che si trovavano lì vicino accorrono sulla scena e separano lo studente dalla donna. La donna è stata ricoverata in ospedale. All’interrogatorio il ragazzo non si è fatto remore a dire che sarebbe stato pronto a «picchiare la donna di nuovo» se lei gli avesse nuovamente sottratto la console, motivo per il quale «era arrabbiato». Le azioni del ragazzo sono state definite «terribili e fuori luogo» dallo sceriffo della contea di Flagler, Rick Stalyin.

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L’omicidio di Alice Neri e il collega che le scriveva sempre: «Un comportamento ossessivo»

26 Febbraio 2023 - 09:42 Redazione
Un altro interrogatorio per gli inquirenti. Risolto il giallo dell'Alfa Romeo

Per l’omicidio di Alice Neri sono ancora indagati il marito Nicholas Negrini e il collega con cui trascorse quell’ultima serata al pub a Modena. Il maggiore indiziato resta il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, in carcere dal 15 dicembre con l’accusa di omicidio. Quella sera ha avvicinato Alice fuori dal pub e una telecamera lo ha ripreso mentre entrare nell’auto di lei. Ma intanto un altro collega di lavoro è arrivato all’attenzione degli inquirenti. Si tratta di una persona che nel pomeriggio del 17 novembre è passato allo Smart Cafè per cercarla. Lei intanto era seduta nel bar e chiacchierava con un’altra persona. Secondo le confidenze delle amiche quest’uomo le aveva indirizzato tre lettere d’amore. E lei si era lamentata dei «comportamenti ossessivi» dell’uomo. Che non è indiziato anche se è stato interrogato. Intanto, racconta oggi il Corriere della Sera, il prossimo 6 marzo in incidente probatorio saranno sentiti i tre tunisini che sostengono di aver visto Gaaloul che rientrava proprio quella mattina a casa con gli abiti sporchi d’olio. Lui continua a protestare la sua innocenza. Nel frattempo gli inquirenti hanno risolto il mistero dell’Alfa Romeo Mito ripresa da alcune telecamere che per lunghi istanti, verso le cinque del mattino, pare tallonare la Ford. Il conducente abitava nelle vicinanze ed è estraneo al caso.

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POLITICAElly SchleinPDPrimarieStefano Bonaccini

Primarie, l’ora dei gazebo: il Pd al voto per scegliere il prossimo segretario. Elly Schlein o Stefano Bonaccini?

26 Febbraio 2023 - 09:34 Redazione
Si vota oggi, dalle 8 alle 20, anche per i non iscritti al partito

È l’ora dei gazebo. Oggi, dalle 8 alle 20, gli iscritti al Pd votano alle primarie del partito nella sfida tutta emiliano-romagnola tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini per chi succederà a Enrico Letta. Ad essersi già registrati sono – riporta il Corriere della Sera – 12.735 fuori sede, 1.617 minorenni e 2.800 persone che per vari motivi voteranno online. La soglia psicologica è quella del milione di voti. Sarebbero 600 mila in meno rispetto alle scorse primarie, nel 2019, e meno di un terzo di quelle del 2007, quando a ai gazebo ci andarono in 3,5 milioni. Tra gli iscritti ha prevalso Bonaccini, di 27 mila voti. Non è detto che un alto numero di elettori, nonostante il maltempo che imperversa su buona parte della Penisola, non possa consegnare la segreteria del Pd a Schlein. Il presidente dell’Emilia Romagna è fiducioso: «Quattro candidati non c’erano mai stati, nonostante questo, nei circoli ho superato il 50% con quasi venti punti di distacco». L’ex vicepresidente, invece, crede nei grandi numeri: «Credo che questa bella mobilitazione si trasformerà in passaparola. C’è una forte voglia di cambiamento, a sinistra, una sinistra che non può che essere ecologista e femminista».

«Massima attenzione ai seggi»

Il giorno è appena iniziato ma già si parla di brogli, da ambo i lati. A Salerno, città del presidente della Campania Vincenzo De Luca sono state stampate 70 mila schede – riporta la Repubblica – ovvero metà di tutta la popolazione della città. In generale, nei giorni scorsi sono state numerose le segnalazioni di sindaci, non necessariamente del Pd, che avrebbero invitato i loro concittadini a votare per Bonaccini. E c’è poi il caso dei tweet sospetti a favore del governatore. D’altro canto, sarebbero i 5 Stelle pronti a dare una mano a Schlein. Insomma, «massima attenzione ai seggi» è quello che i volontari di giornata si sono sentiti dire. Nel frattempo, Schlein ha raccolto anche l’endorsement di un gigante come Pierlugi Bersani. «Andrò a votare alle primarie del Pd. Penso che Elly Schlein segnali con più coraggio l’apertura al cambiamento», ha twittato l’ex segretario.

Visione e programmi

Con un contributo di due euro, gli elettori – anche i non iscritti – potranno scegliere la direzione di un partito che è al governo da quasi 10 anni, ma che sembra aver perso la propria direzione. Bonaccini sembra più fluido, meno ideologico. Non direbbe no a prescindere a una collaborazione con il Terzo Polo e pensa a un’opposizione solida ma aperta al dialogo al governo Meloni. D’altro canto Schlein è durissima contro la presidente del Consiglio, atteggiamento figlio di una linea che punta a riavvicinare il Pd alla sinistra sia nelle battaglie da combattere sia nell’ideologia. La base comune è comunque solida: Ius soli, matrimonio egualitario, no al nucleare, più fondi alla sanità, obbligo scolastico fino a 18 anni e aumenti di stipendio per chi nelle scuole ci lavora. Ma anche differenze. Bonaccini propone un taglio strutturale del cuneo contributivo del 30% per i giovani. Schlein punta a una redistribuzione dei grandi patrimoni e un salario minimo per tutti. Nella vita di partito, Bonaccini vorrebbe referendum tra gli iscritti sulle grosse decisioni. Mentre Schlein vorrebbe dei percorsi di formazione continua e la trasformazione del sito web in una piattaforma deliberativa. In tema ambiente, la grande differenza tra i due sta sugli inceneritori: a favore Bonaccini, contraria Schlein.

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ESTERIKievNATOOccidenteRussiaUcrainaVladimir Putin

Putin: «La Nato voleva disintegrare la Russia, l’Occidente è complice dei crimini di Kiev»

26 Febbraio 2023 - 08:43 Redazione
Secondo lo Zar l'Occidente vuole «smantellare l'ex Urss»

La Russia non aveva altra scelta nella guerra in Ucraina. Perché la Nato stava cercando di sconfiggerla. Lo ha detto oggi il presidente Vladimir Putin alla tv Russia 1. Nelle frasi riportate da Reuters lo Zar dice che «L’Occidente voleva disintegrare la Russia per controllarla. Ed è stato un «complice indiretto» dei crimini di Kiev». Ieri è emerso che lo Zar ha deciso l’«Operazione Speciale» senza prima informare i membri del suo governo, a partire dal ministro degli Esteri Lavrov. Oggi Putin accusa Kiev di «bombardare aree residenziali della Novorossija e di Donetsk». «L’Occidente ha un obiettivo: smantellare l’ex Urss e la Federazione Russa, cerca di dividere la Russia in piccole parti separatamente, per metterla sotto il suo controllo». Per Putin i paesi a lui ostili «hanno un obiettivo: smantellare l’ex Unione Sovietica e la sua parte principale, la Federazione Russa. E poi, forse, ci accetteranno nella cosiddetta famiglia dei popoli civili, ma solo separatamente, ciascuna parte separatamente».

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ESTERIKievRussiaUcrainaVideoVladimir Putin

La battaglia di Hostomel: quando Putin tentò un blitz per prendere Kiev (e non funzionò) – I video

26 Febbraio 2023 - 08:34 Redazione
I russi provarono a prendere l'aeroporto per usarlo come base, ma gli ucraini erano pronti

Una battaglia che avrebbe potuto cambiare le sorti della guerra in Ucraina, quando, un anno fa, era appena iniziata. Il 24 febbraio 2022, mentre le truppe russe attraversavano il confine, una trentina di elicotteri su cui viaggiavano alcuni dei paracadutisti migliori dell’esercito si dirigevano verso il vecchio aeroporto di Hostomel, 30 chilometri nei sobborghi di Kiev. L’idea era quella di usare la pista dell’aeroporto per fare arrivare rinforzi e armi pesanti nella notte tra il 24 e il 25 febbraio. Risorse sufficienti – prevedeva Mosca – per prendere la capitale ucraina prima che potessero arrivare i rinforzi dal Donbass o dai Paesi occidentali. Un tentativo di guerra lampo che, però, venne fermato dalle forze ucraine, mobilitate in gran numero per difendere la capitale. I russi trovarono sulla loro strada una resistenza inaspettata – le forze di Kiev li superavano 12 a 1 – che impedì loro di far atterrare i velivoli e scaricare carri armati e artiglieria. I russi non passarono, e per settimane rimasero incagliati nella periferia della capitale. Gli ucraini era stati più pronti di loro.

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Omicidio di Thomas Bricca ad Alatri, l’indagato è uno dei fratelli che andarono in caserma

26 Febbraio 2023 - 08:22 Redazione
Si chiama Mattia Toson. Domani sarà ascoltato dai magistrati

La persona indagata nell’inchiesta sull’omicidio di Thomas Bricca ad Alatri si chiama Mattia Toson. Ed è uno dei due fratelli che andò in caserma. Lo scrive oggi Il Messaggero, precisando che domani sarà ascoltato dagli inquirenti. Una relazione del Ris alla procura di Frosinone aveva acceso i fari su di lui, su suo fratello, suo padre e uno degli zii. Ora è arrivata l’iscrizione nel registro. Anche se da parte degli inquirenti c’è massimo riserbo. E non si conosce quindi quale sia il ruolo ipotizzato dai magistrati per Toson nell’omicidio. Anche se si ipotizza che l’iscrizione arrivi perché qualcosa è stato captato durante le indagini e la convocazione dei due fratelli in caserma. Sono i due fratelli Toson le persone che si erano scontrati con gli altri ragazzi nel centro della cittadina in provincia di Frosinone. Mentre non si sa se sia il padre o lo zio acquisito l’adulto che è intervenuto durante gli screzi dei giorni precedenti finendo per avere la peggio.

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CULTURA & SPETTACOLOFdILazioManeskinRomaVigili urbani

Roma, la polemica sui vigili che hanno fatto da scorta ai Maneskin: «Così li usa il Campidoglio»

26 Febbraio 2023 - 07:52 Redazione
Un'interrogazione di FdI sul "matrimonio" per l'album "Rush!"

A pochi giorni dalla serata dei Maneskin a Palazzo Brancaccio per celebrare l’uscita dell’album Rush! scoppia la polemica sui vigili. Un’interrogazione di Fratelli d’Italia in Campidoglio e del consigliere Federico Rocca ha chiesto se gli agenti fossero stati impegnati «gratuitamente o se era stato previsto un compenso» per il servizio eseguito in occasione di un party privato. «Che nulla aveva a che vedere con l’amministrazione della città», secondo il consigliere. Il comandante della polizia locale di Roma Ugo Angeloni ha provato a spiegare che la “scorta” è arrivata per questioni di ordine pubblico. «Per l’evento dei Maneskin abbiamo disposto un servizio a tutela dell’ordine e la sicurezza pubblica. In tale ambito, alla Polizia di Roma Capitale, come di consueto, è stato anche chiesto di adottare correlati provvedimenti di competenza in materia di viabilità. Conseguentemente, abbiamo disposto la scorta del predetto gruppo musicale, al fine di evitare ogni possibile disagio per l’ordine pubblico conseguente al raduno di persone durante il percorso», ha detto Angeloni. Ma le spiegazioni non hanno convinto Rocca. «Rimango basito – ha spiegato in una nota, chiamando in causa il sindaco Gualtieri – per questo trattamento di favore in una città dove mancano vigili in strada per gestire la viabilità, per contrastare il commercio abusivo e per svolgere tutte le altre mansioni che il Corpo è chiamato ad assolvere. Mentre a spese della collettività si sono impegnati agenti per garantire la scorta a un gruppo musicale». «Per un momento privato, in uno spazio privato e per il quale Roma Capitale non aveva nessuna competenza o visibilità. È ora di finirla con il Campidoglio palcoscenico. Perché non siamo a Sanremo, ma nella Capitale d’Italia. Che pretende dal Sindaco e della sua amministrazione scelte per risolvere i problemi della città. A noi serve un Sindaco non un direttore artistico», ha concluso Rocca.

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La denuncia del Pd: «Così il governo Meloni salva i furbetti del reddito di cittadinanza

26 Febbraio 2023 - 07:16 Redazione
Un'interpellanza a Nordio: l'esecutivo ha abrogato anche le pene per chi truffa. L'esperto: ogni decisione spetta al giudice

Il governo Meloni cancella le norme che puniscono i furbetti del reddito di cittadinanza. Anche chi è stato condannato con sentenza definitiva. Lo sostiene il Partito Democratico, che ha presentato un’interpellanza al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Nella quale ricorda che con la Legge di Bilancio 2023 si cancellano i primi 13 articoli del decreto legge 4/2019. E tra questi c’è anche il numero 7. Ovvero quello che definisce il reato di appropriazione indebita del reddito. Con le relative pene. Chi incassa il sussidio grazie a documenti falsi può finire in carcere per 2-6 anni. Chi “dimentica” di comunicare i miglioramenti patrimoniali o reddituali ne rischia da uno a 3. E tutti devono restituire le somme percepite se in torto. Adesso, sostiene il Pd, la Giorgia Meloni denunciava le «migliaia e migliaia di truffe» sul reddito che favorivano «mafiosi e spacciatori» ha deciso un colpo di spugna.

Il colpo di spugna

L’interrogazione del Pd, oggi illustrata da Repubblica, elenca le conseguenze dell’abrogazione. Chi ha truffato lo Stato non è più punibile perché la sua azione non è più classificabile come reato. E, sostiene l’interrogazione, «l’esecuzione della pena non può avere corso». «Ogni altro effetto penale della condanna decade. Il giudice dell’esecuzione dovrà revocare, infine, la sentenza definitiva di condanna o il decreto penale – si legge nell’interrogazione – «per abolizione del reato». C’è anche un altro pericolo sottolineato. Il reddito di cittadinanza nel 2023 resta in piedi, anche se limitato a sette mensilità. E oggi chi può chiederlo, nel momento in cui le sanzioni sono state abrogate, non rischia pene dichiarando il falso. Anche se qui la previsione sembra apocalittica. Perché un falso è comunque punibile con l’attuale legislazione.

Gli effetti sulla legislazione

Il professore di diritto penale all’Università di Milano Gian Luigi Gatta spiega che «la volontà del legislatore era di far venire meno solo il sussidio. Ma è irragionevole abolire, con il Reddito, i reati di chi indebitamente lo ha percepito. E faccio notare che è grave anche aver cancellato il comma 3 dell’articolo 7». Perché quel comma «revocava il Reddito e ne imponeva la restituzione al beneficiario condannato per gravi reati come l’associazione mafiosa. Quando si interviene sul diritto penale, bisognerebbe farlo con le pinze, non con la mannaia». La soluzione corretta sarebbe stata quella di «abrogare tutti gli articoli, meno il 7. Oppure dettare un’apposita disciplina transitoria». Gatta spiega il possibile effetto sulle condanne: «Il primo gennaio 2024, quando la abrogazione si realizzerà, i suoi legali chiederanno al giudice di revocare la sentenza di condanna. E il giudice sarà a un bivio. Se riconosce l’abolizione del reato, dovrà revocarla. L’alternativa, non sempre agevole, è sostenere che la condotta del condannato è riconducibile ad altri reati non abrogati, il falso e la truffa. E per questo non revocare la condanna».

L’effetto su condanne e processi in corso

Per quanto riguarda i processi in corso invece «il giudice deciderà, anche in questo caso, se chiudere il processo per intervenuta abolizione del reato o invocare, se possibile, altre norme del Codice penale come quelle sul falso e la truffa. Certo, l’abrogazione del decreto sul Reddito e del suo articolo 7 ampliano a dismisura i margini di manovra degli imputati, dei condannati e dei loro avvocati». Dal primo gennaio 2024 potranno invocare l’applicazione di questa norma di maggior favore. Perché a loro darebbe ragione il principio costituzionale di retroattività della legge penale più favorevole. Ora il governo, spiega Gatta, può fare un decreto per rimediare. Il quotidiano riporta anche il commento di Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera: «Nella furia di colpire i poveri hanno finito per premiare i truffatori».

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Per Alfredo Cospito ora solo acqua, sale e zucchero: «Fino in fondo con il digiuno»

26 Febbraio 2023 - 06:36 Redazione
Niente più vitamine, potassio e integratori. E l'anarchico ha già fatto sapere che non vuole essere alimentato artificialmente

Alfredo Cospito andrà fino in fondo. E quindi si prepara a morire in carcere. Dopo che la Cassazione ha detto no alla revoca del 41 bis niente più vitamine, potassio né altri integratori. Solo acqua con sale o zucchero. Come ha raccontato il medico, consulente della difesa, che ieri mattina è andato a visitarlo. L’anarchico è determinato ad andare avanti con uno sciopero della fame che dura ormai da oltre quattro mesi. Inasprito di nuovo nelle ultime ore dopo il verdetto della Suprema Corte. Che per il suo pool difensivo equivale ad una «condanna a morte». Lui stesso è convinto che morirà «presto». Ma con la «speranza» che altri portino avanti la lotta contro il carcere duro. Intanto l’attenzione è massima sulla galassia anarco-insurrezionalista. Ad una rivista anarchica è arrivata una e-mail anonima con una presunta rivendicazione su un attentato esplosivo andato a vuoto nei giorni scorsi al Tribunale di Pisa.

Il digiuno dell’anarchico

Il Corriere della Sera spiega oggi che lo stop all’assunzione di vitamine, potassio e altri integratori è stato immediato. Adesso Cospito ha perso quasi cinquanta chili dall’inizio della protesta. Per ora il fisico regge. Ancora ieri aveva abbastanza forze per alzarsi in piedi, passeggiare, andare ai colloqui. Perché i parametri vitali non hanno ancora dato segnali di conseguenze per l’assenza degli integratori. Ma la situazione potrebbe aggravarsi «di giorno in giorno. Perché partiamo da un fisico pesantemente deperito», dice il consulente di parte dottor Andrea Crosignani. Ieri mattina ha visitato Cospito in cella. «Persiste un quadro di grave denutrizione con una atrofia muscolare diffusa. Gli esami ematici mostrano valori di potassio ancora nei limiti, seppur più bassi rispetto al valore precedente, e valori di sodio sotto la norma». Dal punto di vista giudiziario c’è l’udienza in vista davanti alla Consulta su una questione di legittimità costituzionale.

Le speranze legali

Da cui potrebbe dipendere se sarà condannato all’ergastolo o ad una pena tra i 20 e i 24 anni nel processo torinese sui due ordigni piazzati davanti all’ingresso della Scuola allievi carabinieri di Fossano. Decisione che, però, non impatta direttamente sul regime carcerario. E c’è il ricorso che la difesa ha presentato alla Sorveglianza di Roma contro l’ultimo no del ministro Carlo Nordio alla revoca del 41bis. Da parte del governo non esistono spiragli. Il sottosegretario Andrea Delmastro ieri ha detto che Matteo Messina Denaro sta peggio di lui al 41 bis. Lui intanto ha già mandato nelle scorse settimane al Dap una dichiarazione con cui esprime la volontà di non essere alimentato artificialmente se perderà conoscenza. Un nodo giuridico delicato, senza precedenti di questo genere e che mette a confronto il diritto del singolo e lo Stato che ha in custodia il detenuto. E che dovrà essere sciolto se le sue condizioni dovessero peggiorare. Cosa che i suoi legali, che torneranno a trovarlo all’inizio della prossima settimana, danno oramai quasi per certo.

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L’ultima telefonata di Maurizio Costanzo: «Aveva un progetto finale, un copione per il cinema»

26 Febbraio 2023 - 06:04 Redazione
Il suo migliore amico, avvocato e consigliere: fui io a presentargli Maria De Filippi

Il giornalista Maurizio Costanzo aveva un ultimo progetto da realizzare. Ne aveva parlato con l’avvocato Giorgio Assumma, suo amico storico ed ex presidente della Siae. Assumma l’ha sentito per l’ultima volta giovedì 23 febbraio. Ovvero il giorno prima della morte. E nella biografia del conduttore riveste una grande importanza anche per un altro motivo. Fu Assumma a presentargli Maria De Filippi. Ovvero la donna con cui si sposerà nel 1995 e passerà il resto della vita. Dopo il divorzio con Marta Flavi, che fece molto rumore all’epoca visto che i due erano sposati da appena un anno. Oggi Assumma in un colloquio con il Corriere della Sera riepiloga l’ultima telefonata di Maurizio Costanzo e altri aneddoti. I due si conobbero nel 1973: quest’anno la loro amicizia sarebbe arrivata a durare mezzo secolo.

Il televisore nell’aldilà

«Maurizio mi chiese: “Secondo te, quando si va all’altro mondo, di là che succede?”. Risposi: “Non lo so, però si va a stare meglio”. “E potrò avere un televisore?”. “Non credo”. “Sai che noia allora”. “Ma no, sarai nella pace del Signore”. Vabbè, allora facciamo che chi arriva primo aspetta l’altro”», dice Assumma a Giovanna Cavalli. Poi ricorda come si conobbero: «Lo contattai per un lavoro su De Gasperi, non se ne fece niente. Da allora non ci siamo più persi. Una telefonata al giorno, caffè ogni lunedì e mercoledì al bar Vanni, davanti alla Rai. Mi chiedeva un giudizio su ogni progetto, io consiglio sulle cause legali, mai uno screzio». La presentazione di De Filippi andò così: . «Maria era una brillante laureata in legge, consulente dell’associazione fonografici italiani, a Milano. Mi chiese se potevo trovarle un moderatore famoso per un convegno sulla pirateria discografica alla Mostra di Venezia. Baudo era impegnato, Vespa pure, Maurizio traccheggiò e infine accettò».

Il copione per il cinema

A quel punto avviene l’incontro: «Maria venne a prenderci in aeroporto. Lui manco la guardò, quasi seccato. Al Lido, scesi dalla barca, si fece sotto un fotografo. Al che Maurizio le disse secco: “Per favore, dottoressa, mi resti lontana, non voglio paparazzate”. E anche a cena la fece sedere dall’altra parte del tavolo». Poi, il colpo di scena: «Dieci giorni dopo incontrai Maria in un bar di viale Mazzini. “Sono venuta a trovare una zia”. Finsi di crederle. Il lunedì Maurizio mi disse: “Sai quella dottoressa De Filippi è in gamba, la vorrei come assistente”». Infine, Assumma racconta l’ultima telefonata e quel copione per il cinema. E anche la causa della morte: «Si era ripreso dopo il piccolo intervento, stava molto meglio, in gran forma, era lo stesso di sempre, lucido, con la mente perfettamente a posto, ironico, pieno di idee, abbiamo parlato di una sceneggiatura per il cinema, non c’era alcun sentore che potesse finire così. “Ci vediamo presto, non questa, ma la prossima settimana esco”. Poi purtroppo la polmonite se l’è portato via».

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