Elly Schlein, la nuova segretaria del Pd: chi è la 37enne che si candida da anti-Meloni
Prima donna eletta segretaria del Pd, Elena Ethel Schlein, 37 anni, ha ribaltato i pronostici dopo il voto dei circoli dem battendo lo sfidante Stefano Bonaccini con oltre il 50% dei voti degli 800mila iscritti e non che hanno partecipato alle primarie nei gazebo ieri 26 febbraio. «Saremo un problema per il governo Meloni – ha detto Schlein subito dopo la vittoria – daremo un contributo a organizzare le opposizioni a difesa dei poveri, contro un governo che li colpisce, saremo a difesa della scuola pubblica nel momento in cui il governo tace davanti a una aggressione squadrista. Staremo a fare e barricate contro ogni taglio alla sanità». Deputata dallo scorso settembre, nei due anni precedenti era stata vicepresidente dell’Emilia-Romagna proprio sotto la presidenza di Bonaccini. In precedenza era stata europarlamentare. Ha ripreso la tessera del Pd solo due mesi fa, dopo anni trascorsi fuori dal partito. Nel 2020, durante il programma L’Assedio di Daria Bignardi, su Nove, Schlein aveva fatto coming out, spiegando di avere una relazione con una ragazza.
La famiglia
Nata a Lungano nel 1985 da madre italiana e parte statunitense, arrivò in Italia a 19 anni per stabilirsi a Bologna, dove ha studiato giurisprudenza. Suo nonno, Agostino Viviani, è stato partigiano e poi senatore del partito Socialista. Suo nonno paterno era emigrato negli Stati Uniti e poi a Leopoli, all’epoca sotto l’Unione sovietica oggi in Ucraina, per sfuggire alla persecuzioni contro gli ebrei. Schlein ha due fratelli più grandi, Benjamin che insegna matematica all’Università di Zurigo e Susanna, diplomatica all’ambasciata di Atene, bersaglio di recente di un attentato anarchico. Negli anni dell’università, Schlein è stata eletta due volte nel Consiglio di facoltà. Nel 2008 ha partecipato come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama. Nel 2013 diventò tra i volti più noti del movimento OccupyPd, che raccolse giovani attivisti dem contrari al governo di «larghe intese» con il centrodestra. All’epoca entrò nella Direzione nazionale Pd tra le persone considerate vicine a Pippo Civati, poi si è candidata alle elezioni Europee nel 2014, quando ha raccolto 53mila preferenze a 29 anni.
La carriera politica fuori e dentro il Pd
Da europarlamentare si è occupata prevalentemente di immigrazione, è stata relatrice dei Socialisti europei alla riforma del regolamento di Dublino per modificare le norme europee sul diritto di asilo. L’impegno a Strasburgo non ha portato per lei particolari incarichi nel partito all’epoca guidato dal segretario Matteo Renzi. Nel 2015 lascia il Pd per aderire a Possibile di Civati. Quattro anni dopo ha tentato di costruire una lista unitaria di sinistra, ma alla fine scelte di non candidarsi, né di accettare l’offerta dell’allora segretario del Pd Nicola Zingaretti di riproporsi per il Parlamento europeo col partito che aveva lasciato da tempo. Dopo le Europee, Schlein ci ha riprovato con una lista per le elezioni Regionali chiamata “Coraggiosa”, che ottenne appena il 3,77%. Lei però risulta la candidata con il maggior consenso, ottenendo poi la nomina da Bonaccini, che si era confermato per il secondo mandato da governatore, un posto da vice in giunta con le deleghe al Welfare e alle politiche per il clima. Il ritorno graduale nel Pd arriva con la candidatura da indipendente alla Camera, in posizione di capolista in un collegio plurinominale in Emilia-Romagna. Eletta a Montecitorio, si dimette dalla giunta regionale.
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