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La guerra contro papa Francesco e sulla proprietà del convento dietro la rivolta delle suore a Pienza: spunta il nome di mons. Viganò

27 Febbraio 2023 - 10:50 Ludovica Di Ridolfi
suore monastero maria pienza siena ribellione vaticano
suore monastero maria pienza siena ribellione vaticano
13 monache di clausura hanno preso le difese della badessa suor Diletta Forti contro la diocesi

Le suore di clausura del Monastero Maria Tempio dello Spirito Santo di Pienza sono saltate agli onori della cronaca negli ultimi giorni a causa della loro ribellione alla Diocesi, e quindi al Vaticano. In particolare ha fatto discutere la loro opposizione al trasferimento della badessa suor Diletta Forti. Alla diffida formale della diocesi nei loro confronti, avevano risposto parlando di «un’epurazione senza motivi ufficiali». La loro causa, adesso, ha ricevuto un endorsement forse inaspettato: quello di Monsignor Viganò, l’ex potente segretario del Governatorato del Vaticano, ora presule di una diocesi in Kosovo. Noto anche per essere ritenuto il peggior nemico di Papa Francesco, in quanto epigono della Chiesa ultra-tradizionalista.

Il dossier

La figura di Viganò si intreccia alla vicenda delle suore di Pienza attraverso un dossier di 12 pagine, prima puntata di un memoriale che porta la sua firma, raccontato oggi dal Quotidiano Nazionale. Nel testo Viganò esordisce affermando di conoscere «personalmente la badessa delle monache benedettine» e racconta la loro storia. A partire dal 2013, anno in cui le sorelle furono inviate in Olanda, «dal monastero marchigiano di Sant’Angelo in Pontano, dove seguivano il ’Cammino Neocatecumenale’ di Kiko Arguello». Per quattro anni, fino al 2017, secondo l’arcivescovo Viganò l’«autonomia del monastero delle benedettine fu messa a dura prova dalle gravi e indebite ingerenze dei dirigenti del Cammino. Punt, monsignore olandese, fu costretto ad allontanare le monache su pressione di Kiko». A quel punto, l’arrivo delle 13 sorelle a Pienza, dove vengono accolte dall’arcivescovo Stefano Manetti. Momento in cui entra in gioco anche il presunto nodo cruciale: l’immobile affidato alle suore. Una villa con vista sulla Valdorcia, che avrebbe un valore sul mercato. Per l’arcivescovo del Kosovo, la proprietà sarebbe dovuta passare alle suore. E invece è rimasta nelle mani della Curia, anche in ossequio al Motu Proprio del Papa che ha riorganizzato la gestione dei beni ecclesiastici. Mentre Suor Diletta Forti, abbadessa (come si definisce) del Monastero Maria Tempio dello Spirito Santo, avrebbe chiesto quel convento in comodato d’uso per 99 anni.

«Vogliamo capire di cosa ci accusano»

Le indiscrezioni dei vertici ecclesiastici parlano di una serie di richiami ufficiali (cinque in tutto) completamente disattesi. E per questo, dicono, le suore rischiano la riduzione allo stato laicale. A scatenare le ire dei piani alti, più recentemente, è stata la loro intensa attività social e i mercatini da loro allestiti, nei quali sarebbero stati messi in vendita anche prodotti agroalimentari. Il gruppo di suore ha promesso di difendersi «nelle competenti sedi canoniche innanzitutto per capire di cosa siamo accusate». Poi l’appello: «Auspichiamo che la Diocesi contenga le sue dichiarazioni che si appalesano inopportune dal momento che, dell’intera vicenda, è investito il competente dicastero Vaticano».

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