Senato, la Giunta delle immunità nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini per le frasi diffamatorie su Rackete
La Giunta delle elezioni e immunità del Senato ha dato parere negativo sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. I fatti risalgono al 2019: il leghista, da ministro dell’Interno, pubblicò sui social alcune frasi contro Carola Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3. Il tribunale di Milano ha aperto un procedimento, nel quale il segretario del Carroccio è imputato per diffamazione aggravata. Tra le espressioni finite agli atti, quelle in cui Salvini accusava Rackete di essere «complice di scafisti e trafficanti», oppure una «sbruffoncella che fa politica sulla pelle di qualche decina di migranti», e ancora la definizione di «zecca tedesca». La Giunta ha scelto di negare la richiesta di autorizzazione a procedere, esprimendo dieci voti a favore, tre contrari e due astensioni alla relazione del senatore Meinhard Durnwalder.
Relazione contraria all’autorizzazione, appunto, che ha valutato le dichiarazioni di Salvini coperte dall’insindacabilità. Secondo i dieci senatori, Salvini non può essere chiamato a rispondere giuridicamente delle opinioni espresse nell’esercizio delle sue funzioni. Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Ilaria Cucchi di Alleanza verdi sinistra si sono astenuti, mentre Partito democratico e Movimento 5 stelle avrebbero voluto che Salvini rispondesse delle sue esternazioni in un processo. «È inaccettabile che si utilizzi lo strumento della insindacabilità per proteggere e impedire che vada a giudizio un ministro che si è permesso per un mese e mezzo consecutivo da qualunque canale social e mezzo televisivo di insultare una persona», ha affermato Alfredo Bazoli, senatore Pd e membro della Giunta.
«Secondo noi ci si scherma dietro questioni e ragioni giuridiche totalmente infondate. È un precedente molto pericoloso, perché così si autorizza chiunque a dire qualunque cosa dentro un’aula parlamentare. È una cosa inaccettabile e una decisione vergognosa, che fa un pessimo servizio alle nostre guarentigie e prerogative che vanno salvaguardate ma non in questo modo». Di parere opposto il senatore di Forza Italia Adriano Paroli: «L’articolo 68 prevede che si individui il fatto per cui un senatore abbia espresso le sue opinioni nell’esercizio del suo mandato. Ciò non induce la Giunta a intervenire con un’analisi della veridicità o gravità delle affermazioni, non ci compete. Per me era evidente che quello che ha detto il ministro era nell’esercizio del suo mandato». Adesso, la richiesta a procedere contro Salvini approderà in Aula, a Palazzo Madama, per la decisione definitiva.
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