Superbonus, 4,9 milioni di partite Iva non potranno usare i crediti o cederli a terzi. Ecco perché
Sono sette milioni i contribuenti che, con il nuovo decreto, sono esclusi da tutti i bonus casa (non solo il Superbonus). E tra loro ci sono anche parti dell’economia che finora il governo guidato da Giorgia Meloni aveva dato la sensazione di voler proteggere. Primo fra tutti il cosiddetto popolo delle partite Iva. A fare l’elenco dei “danneggiati” è oggi Il Sole 24 Ore che al tema dedica l’apertura del giornale. In cima all’elenco ci sono i cosiddetti “esodati”, quelli colpiti dalla fase transitoria ancora non chiarita, tra i proprietari delle villette e coloro che hanno avviato lavori senza aver presentato la Cilas (o perché non necessaria o per altri motivi). Ma tra gli esclusi inattesi ci sono coloro che, titolari di partita Iva, aderiscono al regime fiscale forfettario. Una fascia ormai ampia tra i professionisti che per definizione non ha diritto alle detrazioni Irpef. Visto che ora i bonus si possono solo detrarre, questi vengono automaticamente esclusi: sono 2,1 milioni di soggetti considerati, tra l’altro uno dei bacini elettorali più sicuri per l’attuale maggioranza al governo.
Gli altri esclusi
Oltre a loro, ma la cosa era nota (anche se forse non con i numeri che da oggi Il Sole 24 Ore) ci sono gli incapienti: chi tra lavoro e pensione ha un’imposta netta pari a zero o quasi ovviamente non può detrarre nulla. Sono 4,9 milioni di persone. Inizialmente la cessione del credito era stata pensata solo per loro (tra gli incapienti ci sono ad esempio i disabili che hanno usato i bonus per ridurre o abbattere le barriere architettoniche della propria abitazione). Infine, ci sono gli iscritti all’Aire, l’anagrafe dei residenti all’estero: 5,9 milioni di persone che potrebbero avere immobili in Italia pur pagando le tasse all’estero.
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