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Cacciato dalla Sapienza di Roma per il passato da attore porno, la rivincita del prof: ora l’università deve risarcirlo

02 Marzo 2023 - 09:08 Giada Giorgi
ruggero freddi corte dei conti università
ruggero freddi corte dei conti università
Non pagato e allontanato dal luogo di lavoro senza apparenti motivazioni, la storia di Ruggero Freddi aveva fatto il giro del mondo

Allontanato dalla sua università senza un apparente motivo, oggi l’ex attore porno e professore a La Sapienza ha vinto la causa contro il suo ateneo. Due lauree, una in ingegneria e una in Matematica, e un passato da porno attore gay negli Stati Uniti, nel 2017 il docente aveva dovuto scontare un passato secondo lui ritenuto scomodo dal suo posto di lavoro. Attore di film hard, Ruggero Freddi aveva deciso di cambiare vita dedicandosi alla sua grande passione per l’insegnamento. Ma la facoltà, dopo avergli chiesto di tenere il corso di Analisi Matematica 1, nel 2019 aveva deciso di allontanarlo senza motivo. Poi non contenta ha provato a non pagarlo per le ore lavorate, senza alcuna apparente giustificazione. «Sono stato costretto a fare causa. E ho vinto». Ora Freddi, o Carlo Masi, come si faceva chiamare nei film erotici, parla della sentenza del Tribunale emessa lo scorso 24 gennaio. Ormai lontano dall’università e dal set, nel frattempo ha cambiato vita diventando un data analyst. «Spero che il mio caso dia coraggio a tutti i dottorandi che vengono sfruttati, dopo anni di studi e specializzazioni», spiega l’ex professore, «non ho elementi per dire di essere stato penalizzato e punito per il passato di attore porno. Ma solo tante sensazioni, che si sono rafforzate negli anni». Freddi ricorda la richiesta avanzata dai legali dell’università di rimuovere ogni contenuto riconducibile al suo passato, fino a quella di non associare il suo nome a quello dell’università. «È solo una mia opinione. Ma mi sono sentito come se intorno a me ci fossero dei pregiudizi, che andavano oltre le mie capacità di insegnante. Anche perché su quelle nessuno ha mai potuto dire nulla», spiega ancora.

L’incontro saltato sull’Hiv, le ore non pagate e la richiesta di non associare il nome all’ateneo

Il primo segnale di malcontento da parte de La Sapienza sarebbe arrivato nel 2017, quando Freddi organizza un incontro sull’Hiv insieme al collettivo studentesco. «Dopo aver presentato tutti i curricula dei partecipanti, come richiesto, mi sono sentito dire che non c’erano aule disponibili». Pochi mesi dopo il docente vince un bando: «Arrivo secondo, ma faccio ricorso perché la persona arrivata prima aveva commesso un errore formale. Viene esclusa, ma la graduatoria non viene fatta scalare», racconta Freddi. «Venne rifatto il bando di nuovo, è tutto legale, ma inizio a pensare, tra me e me, che c’è qualcosa che non va». Poi la proposta nel 2019 di tenere il corso di Analisi 1. «Mi chiedono di iniziare ma non c’è tempo di fare un bando. Mi chiedono di iniziare con il titolare con la garanzia che appena possibile sarebbe stato formalizzato il mio contratto». L’accordo proposto a Freddi prevede 100 ore di insegnamento pagate 4mila euro. «Ma dopo 60 ore mi viene detto che ero stato sostituito», racconta l’ex professore. «Ho scritto alla direttrice del dipartimento chiedendole spiegazioni. All’inizio volevo capire se avessi sbagliato in qualcosa. Poi volevo essere pagato per le 60 ore lavorate. Ma non ho mai avuto risposta». Da qui la decisione di rivolgersi al giudice civile. Una causa che si è conclusa lo scorso 24 gennaio con la condanna de La Sapienza per ingiustificato arricchimento. A Freddi vengono riconosciuti 2500 euro per le ore di insegnamento lavorate e l’ateneo viene anche condannato a pagare la sanzione di 1500 euro per «l’atteggiamento di ingiustificata chiusura», come si legge nella sentenza. L’università ha cercato di difendersi sostenendo che il professore avrebbe dovuto lavorare gratis in quanto dottorando. Ma la motivazione non è bastata al giudice che ha invece sottolineato come un dottorando possa svolgere «esclusivamente attività integrativa gratuita consistente in esercitazioni, seminari, tutorato per gli studenti» e non come nel caso di Freddi, insegnamenti a più di 300 studenti. «Io nel frattempo ho vinto anche altri bandi, ho insegnato ad Architettura. Ma poi ho deciso di dire basta», conclude Freddi, «ma ero pagato peggio di uno sguattero e un lavapiatti. Ora ho un lavoro normale, con uno stipendio. Spero che anche altri trovino il coraggio».

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