Umberto Gastaldi, il prof in ospedale ritrovato dai suoi ex allievi: com’è cambiato il ricovero, quella lezione che li tiene ancora legati
Si dice «commosso e felice» Umberto Gastaldi, 82, anni, dopo che la sua storia e quella dei suoi ex alunni che lo hanno ritrovato in ospedale a Vicenza ha appassionato tanti attraverso il racconto di una di loro, Nicoletta Bertorelli, a sua volta diventata insegnante di filosofia, la materia che l’uomo insegnava in un liceo a Torino ai maturandi del ’79-’80. Intervistato da La Stampa, Gastaldi spiega di essere «immensamente grato a tutti» per l’affetto ricevuto, ma non sorpreso: «Platone diceva che l’insegnamento è un rapporto d’amore. E aveva ragione: è un rapporto di conoscenza, e conoscersi è un esercizio d’amore». La sua storia, il legame che è riuscito a creare con i suoi studenti e che è durato nel corso dei decenni sembra appartenere a un’epoca ormai passata. A proposito del futuro della scuola, lui appassionato di tecnologia, teme però che «per dar spazio a queste cose, se ne tolga all’umanità, all’improvvisazione, alla creazione. La scuola è e deve rimaner il luogo dell’invenzione di se stessi, perché è lì che avviene il nostro primo incontro tra noi e mondi sconosciuti».
«Mi sono messo da parte per loro»
Gastaldi racconta l’effetto che gli ha fatto rivedere quei ragazzi dopo tanti anni, ripensando a come ha sempre pensato all’insegnamento e al rapporto con loro, durato così tanto: «Ho pensato immediatamente a don Bosco, che diceva: stare con i giovani significa rinunciare a se stessi, acquisendo qualcosa che si è perso e non si è mai avuto. Imparai questa frase quando andavo a scuola, al liceo ginnasio di Lanzo Torinese, e non l’ho mai dimenticata: mi è tornata utilissima tyante volte durante tutta la mia vita. Ora so più di prima che è stato giusto lasciare che mi guidasse. E che niente come l’insegnamento offre questa chance di ridursi per poi arricchirsi e allargare il cuore, lo sguardo».
Il ricovero
Durante il ricovero che lo ha allontanato dai social dallo scorso dicembre, allarmando i suoi ex allievi, Gastaldi racconta che una delle cose che più gli è mancata è stata proprio il computer «e le cose che facevo con lui. Ho sempre amato scrivere, e nelle fasi peggiori della malattia ho tenuto che non avrei più potuto farlo. L’informatica ha un valore relativo, ma è più relativo se si è soli, malati, in un letto di ospedale». Il prof è consapevole che i tempi di recupero per poter tornare alle sue passioni sono ancora lunghi, ma a consolarlo ora ci sono i suoi ragazzi: «Però aspetto. Comincio le giornate malissimo e le finisco ridendo a crepapelle. Ho i miei ragazzi con me, chi lo avrebbe mai detto?». E svela un segreto che neanche ai suoi studenti finora aveva mai confessato: «Quando facevo lezione con loro, mi batteva sempre il cuore. Forte. Fortissimo».