Come cambia il fisco con il governo Meloni: tre aliquote e risparmi fino a 1.100 euro l’anno
Tre aliquote invece di quattro. Un tetto alle detrazioni in rapporto al 730. E risparmi fino a 1.100 euro l’anno per le fasce di reddito. Questa è la riforma del fisco del governo Meloni che secondo il viceministro all’Economia Maurizio Leo arriverà in consiglio dei ministri a metà marzo. Non solo: l’esecutivo pensa al superamento dell’Irap e a nuovi meccanismi di tassazione per le imprese. Attraverso la riduzione dei crediti d’imposta. Mentre cambierà anche l’approccio all’accertamento fiscale. I controlli sulle imprese si divideranno in due. Per le più piccole ci sarà il concordato preventivo biennale. Per le grandi si punta al coordinamento della cooperative compliance. Con una soglia di accesso più bassa e un sistema premiale più vantaggioso. «Avvieremo un processo di riduzione del carico fiscale», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La riduzione sarà un «processo graduale».
Da quattro a tre scaglioni di reddito
La novità principale del sistema è l’Irpef da quattro a tre scaglioni di reddito. Con relativa riduzione delle aliquote. Già il governo Draghi, lo scorso anno, aveva ridotto scaglioni e aliquote da cinque a quattro nel tentativo di rendere più equa la principale imposta dello Stato che garantisce al sistema quasi la metà delle sue entrate. E che grava quasi esclusivamente sui lavoratori dipendenti. Il gruppo di studio del ministero ha elaborato una serie di proposte. Attualmente i contribuenti italiani sono divisi in quattro fasce. La prima è quella di 15 mila euro di reddito, sottoposta a un prelievo del 23%. Poi c’è quella da 15 a 28 mila euro, con un prelievo del 25%. Da 28 a 50 mila si arriva al 35%. Oltre i 50 mila l’aliquota è al 43%. Il Messaggero anticipa oggi che l’ipotesi principale vede una fusione tra i due scaglioni centrali. Con un risparmio per chi guadagna tra i 28 e i 50 mila euro. Secondo i primi calcoli chi ha un reddito di 20 mila euro avrebbe uno sgravio di 100 euro annui. Con un reddito di 35 mila il taglio dell’Irpef ammonterebbe a 400 euro. Chi guadagna 50 mila euro invece risparmierebbe fino a 700 euro di tasse.
I risparmi e le detrazioni
Chi arriva a 60 mila euro ne risparmierebbe invece 1.140. Ma per coloro che si trovano nei due scaglioni si pensa anche a introdurre una aliquota più vantaggiosa al 20%. Nella maggioranza ci sono anche proposte più radicali. Come quella di Forza Italia. Che vorrebbe ridurre l’aliquota del 43% di ben dieci punti. La riforma punterà sul Quoziente Familiare. Un sistema che tassa i cittadini tenendo conto del numero di figli a carico. Per recuperare il mancato gettito si ricorrerà a una revisione e riduzione di agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni. Che ormai ammontano a oltre 600 miliardi. E che, ha rilevato Leo, «cubano circa 156 miliardi» di mancate entrate. «Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote». L’esecutivo Draghi ha coperto con 7 miliardi la precedente riduzione delle aliquote. Il governo Meloni cercherà di andare oltre. Secondo il Preconsuntivo del bilancio dello Stato diffuso dal Mef nel 2022 l’Irpef ha portato alle casse dell’erario 205,8 miliardi di euro. Di questi 81 circa provengono dai dipendenti del settore pubblico e 85,6 dai dipendenti del settore privato. Le entrate tributarie complessive nel 2022 sono state 544,5 miliardi. L’Iva, pagata dai consumatori finali, vale 171,6 miliardi.
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