Il calciatore Portanova condannato per stupro di gruppo, le motivazioni della giudice: «Le hanno negato anche l’acqua»
Quella notte tra il 30 e il 31 maggio 2021, la ragazza vittima delle violenze sessuali per cui è stato condannato il calciatore Manolo Portanova a 6 anni «manifestò la propria volontà di voler avere un rapporto sessuale solo con Manolo e di non volerne uno di gruppo con i quattro ragazzi», scrive la giudice di Siena, Ilaria Cornetti, nelle motivazioni della sentenza con cui è stato condannato anche lo zio del calciatore. La ragazza aveva espresso quella volontà «in modo ripetuto e inequivocabile», e «il suo dissenso è stato sin da subito, e per tutta la durata del rapporto sessuale di gruppo, evidente e manifesto». È stato anche così, spiegano i giudici, che si «raggiunta la prova della responsabilità penale degli imputati». E invece la ragazza quella notte si ritrovò in una stanza al buio con altre persone che abusarono di ieri a turno, «trattata come un oggetto». E costretta a vivere un incubo «durato tra i 40 e i 60 minuti… fatto di rapporti sessuali ripetuti e non consenzienti, schiaffi e violenze. I quattro ragazzi – scrive la giudice – non hanno voluto nemmeno concedere alla giovane una bottiglietta d’acqua. Che per due vuole le è stata passata sì, ma vuota».
La sentenza di primo grado celebrata con rito abbreviato ha deciso per sei anni al calciatore del Genoa e allo zio Alessio Langella. Un terzo imputato, Alessandro Cappiello, ha scelto il rito ordinario, mentre un quarto all’epoca dei fatti minorenne sta affrontando il processo appena iniziato. Nelle 77 pagine stese dalla giudice di Siena si racconta come la donna aveva consentito alla presenza di Portanova e del minore, per quanto avesse più volte ribadito di non volerne sapere di un rapporto di gruppo. «Appena altri due sono entrati nella stanza si è bloccata, ha cercato di capire cosa stesse succedendo, ha chiesto e chiesto ancora che se ne andassero fino a quando» non è avvenuta l’aggressione, con uno dei quattro che l’ha trattenuta «con le proprie braccia». A quel punto la ragazza ha «tentato di muoversi per sottrarsi, ha chiesto dell’acqua, ha finto di stare male, ha domandato che chiamassero la sua amica, ha colpito Manolo sulla pancia dove si era appena fatto l’ultimo tatuaggio, infine ha rinunciato a reagire e passivamente, come un automa, ha fatto quello che le è stato chiesto di fare ed ha subito quanto i ragazzi hanno posto in essere».
A proposito di Portanova, la giudice scrive come il giocatore «abbia fatto finta di difendere Claudia dall’arrivo dei suoi tre amici per il rapporto sessuale di gruppo dicendogli sì di uscire dalla stanza, ma facendolo ridendo. Tanto che poi si è unito a loro nello stupro». L’avvocato che difende il centrocampista, Gabriele Bordoni, ha annunciato ricorso al tribunale di Firenze, puntando a far rientrare nel dibattimento «tutti gli elementai che abbiamo portato in giudizio, e che secondo noi dimostrano l’innocenza di Manolo», ma che nel processo di primo grado «non sono stati presi in considerazione dal giudice. Nella sentenza non vi è alcuna traccia».
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