Errore umano o guasto tecnico: le due ipotesi per spiegare lo scontro tra due aerei a Guidonia
Un errore umano forse dovuto a un malore di uno dei due piloti. Oppure un guasto tecnico. Queste sono le due ipotesi che restano sul tavolo per spiegare il disastro di Guidonia Montecelio, dove due aerei si sono scontrati e due piloti sono morti dopo che i due velivoli sono precipitati in fiamme uno in un prato vicino a un centro commerciale non lontano dal laghetto San Giovanni, e un altro tra alcune case nel centro abitato di Colle Fiorito. Le due vittime sono il tenente colonnello Giuseppe Cipriano e il maggiore Marco Maneghello. I mezzi erano due aerei Piaggio Siae 208 del 60mo Stormo, il reparto dell’Aeronautica militare dell’aeroporto “Alfredo Barbieri”. Ora si indaga sullo scontro in volo. Mentre il maggiore Meneghello ha effettuato una manovra che ha consentito all’aereo di arrivare al suolo senza schiantarsi sulle case.
Le scatole nere mancanti
Il Messaggero oggi spiega che le autopsie al via oggi potranno fornire maggiori elementi sulle cause del disastro. Il procuratore di Tivoli Francesco Menditto ha aperto un fascicolo d’indagine per disastro colposo. Una perizia tecnica verificherà lo stato degli aerei. I velivoli a quattro posti non hanno però una scatola nera. Si usano per gli addestramenti e risalgono agli anni Sessanta. Anche la procura militare ha aperto un’inchiesta. Per ora senza ipotesi di reato. La perizia della procura di Tivoli dovrà accertare l’ipotesi che uno dei due aerei non abbia avuto un guasto. La collisione è avvenuta dopo che i quattro aerei avevano volato a circa tre metri di distanza uno dall’altro. I velivoli 3 e 4, sui quali si trovavano Cipriano e Meneghello, si sono staccati per iniziare l’avvicinamento alla pista dell’aeroporto militare. A circa 500 metri di altezza è avvenuto lo scontro. Uno dei due aerei ha perso un’ala. L’altro ha deviato verso Colle Fiorito.
I due piloti
I due piloti che hanno perso la vita sono il tenente colonnello Giuseppe Cipriano, di 48 anni, originario di Montalbano Ionico, in provincia di Matera. E il maggiore Marco Meneghello, di 46 anni, nato a Legnago, in provincia di Verona. Erano entrambi in servizio al 60esimo Stormo dell’Aeronautica Militare. Cipriano era un pilota istruttore di volo sui velivoli U208A, Aliante G103, MB339-CD ed aveva all’attivo 6 mila ore di volo, effettuate anche in operazioni fuori dai confini nazionali. Anche Meneghello era un pilota istruttore di volo sui velivoli U208A, Aliante G103, con all’attivo 2.600 ore di volo, effettuate anche in operazioni all’estero. Secondo quanto hanno raccontato i testimoni il velivolo pilotato da Meneghello «è caduto in posizione verticale, come un taglio di coltello». Il militare ha immediatamente gridato aiuto ma in quell’istante il mezzo ha preso fuoco. «Non c’era nulla da fare – hanno spiegato i testimoni oculari -, abbiamo tentato di spegnere le fiamme ma erano troppo alte».
Il procuratore
Il procuratore Menditto ha spiegato che «alle prime ricostruzioni è ragionevole ipotizzare che il velivolo caduto nella strada sia stato li direzionato dal pilota per recare il minor danno possibile a cose e persone, tanto che i danni sono stati limitatissimi. Diversamente, una precipitazione sugli edifici ai lati della strada avrebbe causato numerose vittime».
Leggi anche:
- Guidonia, è il maggiore Meneghello il pilota della manovra da eroe. I testimoni: «Uscito vivo gridava aiuto, poi l’esplosione» – il video
- Incidente aereo a Guidonia, l’ipotesi della collisione in fase di atterraggio: «Erano esperti». La procura: «Manovra voluta per evitare molti morti»
- Guidonia, chi erano i piloti Giuseppe Cipriano e Marco Meneghello morti nell’incidente aereo
- Guidonia, scontro fra due aerei militari alle porte di Roma: morti i piloti – Foto e video