Il decreto del governo in trasferta a Cutro: l’aggravante per gli scafisti e l’ok ai flussi d’ingresso per gli immigrati regolari
Un unico decreto. Per regolare i flussi d’ingresso degli immigrati regolari e per contrastare l’immigrazione irregolare. Questo è il provvedimento che il governo Meloni approverà oggi in trasferta a Cutro, teatro della tragedia che ha provocato finora 72 morti. Nell’aggiornamento dell’ordine del giorno del pre-consiglio, che si svolgerà in mattinata, si parla proprio di un decreto «recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare». Così quindi Giorgia Meloni ha deciso di «metterci la faccia». Prepara un gesto simbolico per rendere omaggio alle vittime del naufragio. Puntando tutto sulla stretta sui «trafficanti». Ma anche con un ampliamento dei flussi. E una forte semplificazione delle procedure per chi chiede l’ingresso regolare in Italia.
L’inasprimento delle pene
Nel decreto troverà spazio un’aggravante specifica per gli scafisti. Che attualmente sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni di carcere e una multa da 15 mila euro. Le pene salgono solo se si dimostra l’associazione in concorso. Mentre il governo vuole rimodulare tutte le pene. In modo di aumentarle se si verifica un trasbordo da una nave a un’altra. Si tenterà anche di rendere più efficaci le espulsioni. Ma per questo servono accordi con i paesi interessati. Il decreto ruoterà attorno a quattro punti specifici:
- la stretta sugli scafisti, con l’inasprimento delle pene e l’aggravante in caso di naufragio;
- semplificazione degli ingressi regolari, con la mobilitazione degli uffici diplomatici per l’esame in loco delle richieste;
- l’accelerazione sulle espulsioni: ma chi viene rimpatriato non deve rischiare di tornare in zone di guerra;
- l’allargamento del decreto flussi, che potrebbe avere durata triennale, con quote privilegiate ai paesi che collaborano al contrasto dell’immigrazione clandestina.
Il Corriere della Sera scrive che nel decreto il ministero dell’Interno avrebbe provato a inserire alcune norme su respingimenti e stop alla protezione in mare. Che però Fratelli d’Italia non ha apprezzato. E così alla fine sono cadute nella riunione tecnica con gli Esteri e la Giustizia.
I rapporti tesi tra Salvini e Meloni
A Palazzo Chigi non preoccupa, per il momento, la tensione in Parlamento. I rapporti tra Salvini e Meloni, è la linea, sono ottimi e concreti. La premier è convinta di spuntarla sull’alleato che ha mal digerito il commissariamento di fatto del suo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Al Viminale, in effetti, rimandano a piazza Colonna per avere lumi sulle misure. Saranno riviste fino all’ultimo. E di sicuro ci sarà l’inasprimento delle pene per i trafficanti: le parole di Papa Francesco hanno fatto breccia nell’esecutivo che da giorni non parla più di scafisti proprio per spostare l’accento dal respingimento al salvataggio di quelle vite messe in pericolo da chi specula sulla tratta di esseri umani. Ci dovrebbe essere, quindi, l’introduzione di una nuova aggravante in caso di morte dei migranti. Ma anche, facendo leva sugli accordi già in essere con diversi paesi, in particolare del Nord Africa, una semplificazione normativa e burocratica per chi chiede di entrare legalmente, l’implementazione dei corridoi umanitari e un ampliamento dei flussi.
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