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Israele, Netanyahu a Roma: «L’Italia riconosca Gerusalemme come nostra capitale»

09 Marzo 2023 - 07:50 Redazione
Il primo ministro: le protesta per la riforma della giustizia? Dimostrano che il nostro è un paese democratico

Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu sarà oggi a Roma. Arriva mentre nel suo paese da nove settimane si protesta per la sua riforma della giustizia. Ma in un’intervista a Repubblica Netanyahu oggi dice di non essere preoccupato per la democrazia nel suo paese. E chiede all’Italia e a Giorgia Meloni di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. «È ora che Roma riconosca Gerusalemme, nostra capitale da tremila anni», dice a Maurizio Molinari. Le proteste, secondo il primo ministro «dimostrano quanto è solida la nostra democrazia. Perché nella popolazione è molto forte la richiesta di riequilibrare la bilancia dei poteri fra esecutivo, legislativo e giudiziario. Il problema nasce dal fatto che il potere giudiziario ha avuto un iperattivismo e ha poteri straordinari, che sbilanciano questo equilibrio. Dunque, bisogna intervenire con una riforma. Il potere giudiziario deve essere indipendente, non onnipotente. Questa è la sostanza del dibattito. Le proteste sono parte naturale di questo confronto ma credo che le supereremo».

Le relazioni con l’Italia

Secondo Nethanyahu nelle proteste «ci sono molte incomprensioni. Ad esempio, si accusa l’estrema destra di voler aggredire i diritti civili ed i diritti dei gay ma pochi sanno che dentro il Likud c’è una particolare sezione che si occupa di difendere i diritti delle comunità Lgbtq e che il capo di questa sezione, Amir Ohana, è stato eletto e poi scelto da me come presidente della Knesset (il Parlamento). Ed era stato in precedente ministro della Giustizia. La realtà è che ci sono molti stereotipi contro questo governo. Siamo e resteremo fedeli ai diritti civili, ai diritti delle minoranze ed alla democrazia». Mentre sulle relazioni con l’Italia il primo ministro dice che «anzitutto abbiamo relazioni molto solide ma vorrei vedere più collaborazione economica. Israele è una patria dell’innovazione e credo che reazioni più strette con le vostre aziende saranno positive per entrambi. E poi c’è il gas naturale: ne abbiamo molto e vorrei discutere di come farlo arrivare in Italia per sostenere la vostra crescita economica. Sul fronte strategico parleremo dell’Iran: dobbiamo impedire che raggiunga l’atomica perché con i suoi missili potrebbe raggiungere molti Paesi, anche in Europa, e nessuno vuole essere preso in ostaggio da un regime fondamentalista dotato del nucleare. Inoltre, auspico un’accelerazione nel cambiamento di approccio dell’Italia alle votazioni all’Onu. Dal 2015 l’Italia ha votato all’Onu ben 89 volte contro di noi. È un fatto che stride con le ottime relazioni bilaterali. Invece di occuparsi di nazioni come Siria e Iran dove i diritti più elementari vengono violati, all’Onu si vota contro Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente. Infine, vorrei con l’Italia una partnership più stretta sulle politiche Ue».

La Russia e l’Ucraina

Sostiene anche che Meloni ed altri leader del suo partito abbiano imparato la lezione della storia, «condannando chiaramente l’antisemitismo e l’antisionismo. Questo è fondamentale. Il pericolo che abbiamo oggi è la convergenza a cui assistiamo in Europa fra alcuni gruppi dell’estrema sinistra, che mossi dall’odio verso Israele si alleano perfino con i jihadisti dell’Islam radicale che disprezzano i diritti delle donne». Sulla guerra tra Russia e Ucraina Nethanyahu osserva che «centinaia di migliaia di ebrei ancora vivono in Russia e non vogliamo che la loro immigrazione in Israele venga impedita. La nostra relazione con la Russia è molto complessa ma facciamo il possibile per aiutare gli ucraini e per far finire questo conflitto». Infine, sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale: «proprio in ragione della tradizione così forte e antica fra Roma e Gerusalemme credo sia venuto il momento per Roma di riconoscere Gerusalemme come capitale ancestrale del popolo ebraico, da ben tremila anni. Come hanno fatto gli Stati Uniti con un gesto di grande amicizia».

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