Ghafari, l’ex sindaca afghana protagonista del documentario di Hillary Clinton: «I talebani non ci porteranno via il nostro Paese ancora per molto» – Il video
«Se l’Occidente resta in silenzio, la guerra potrebbe incendiare la vostra comunità nello stesso modo in cui ha fatto con la nostra». Zarifa Ghafari, ex sindaca afghana e attivista per i diritti delle donne, spiega a Open come sia necessario il sostegno e l’intermediazione dei Paesi occidentale per fermare il regime talebano insediatosi nell’estate del 2021. Secondo l’ex prima cittadina della città ultra-conservatrice di Maidan Shahr, nominata nel 2018 all’età di 26 anni dal presidente Ashraf Ghani, «l’Occidente deve smettere di normalizzare le cose, perché normalizzare la guerra in Afghanistan, quella in Siria, Iraq e ora Ucraina, nel cuore dell’Europa, non permetterà di fermarla. Quello che dobbiamo fare – spiega – è agire una volta per tutte». Durante il suo mandato dal 2019 al 2021, la sindaca più giovane ad aver assunto questa carica, riesce a scampare a diversi tentati omicidi e superare il dolore per la morte del padre, avvenuta nel 2020 per mano di uomini armati, e a allo scopo di «fermare l’ascesa» della politica stessa, come si legge nel suo libro da poco pubblicato anche in Italia La battaglia di una donna in un mondo di uomini (tradotto da Solferino), dal quale è stato realizzato il documentario In Her Hands di Chelsea e Hillary Clinton e distribuito da Netflix a novembre 2022.
Costretta a lasciare l’Afghanistan nel 2021 in seguito alla presa di Kabul da parte dei talebani, Zarifa Ghafari riesce a raggiungere la Germania e stabilirsi con il marito, la madre e le sorelle minori prima a Bonn, poi a Düsseldorf. Nonostante la fuga, l’ex sindaca è convinta ci sia un futuro per lei, i suoi figli e per la sua famiglia nel Paese dal quale è stata costretta a scappare. «C’è un futuro per ogni altra donna in Afghanistan», dice. «Perché quello è il mio Paese, è il nostro Paese. Quello a cui apparteniamo. È nostro. E nessuno, nemmeno i talebani ce lo porteranno via». L’organizzazione militare, a ideologia fondamentalista islamica, è tornata al potere al culmine di un’offensiva militare estiva mentre le forze Nato si ritiravano dal Paese. Nonostante le premesse iniziali, la loro politica è divenuta sempre più repressiva e lesiva dei diritti delle donne. «La situazione delle donne in Afghanistan è un disastro per colpa dei decreti emanati dai talebani. Le donne sono state completamente cancellate da ogni angolo del Paese. Vengono abbandonate dopo aver messo al mondo figli, dopo essersi sposate e lasciate morire senza che vengano rispettati i loro diritti umani», spiega Ghafari.
«I maggiori problemi che devono affrontare le donne – continua – riguardano l’istruzione e la sicurezza alimentare. Se manca l’istruzione, allora ci sono dozzine di altri conflitti che colpiscono di conseguenze la vita delle donne. Se manca il cibo, invece, non saranno più in grado di continuare a resistere al regime», conclude Ghafari. Alle donne non è permesso studiare, lavorare – ad eccezione di alcuni lavori -, uscire di casa da sole e ricevere le cure senza la compagnia di un uomo. Elencata tra le 100 donne stimolanti e influenti di tutto il mondo per il 2019 dalla BBC, l’ex sindaca ha ricevuto anche il premio International Woman of Courage nel 2020 dal Segretario di Stato Mike Pompeo.
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