Noemi Di Segni e le critiche a Netanyahu: «L’isolamento internazionale di Israele dà spazio al terrorismo»
Noemi Di Segni, che dal 2016 guida l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera di Benjamin Netanyahu e della politica di Israele. «Non ho rivolto una critica severa al primo ministro d’Israele. Vorrei che la mia riflessione non venisse inserita nella dialettica oppositiva contro/pro governo, ma restare una voce che invita alla responsabilità di tutti e in primis di chi governa», premette. Poi:« Ho voluto dare voce a chi si sente smarrito nel caos delle reciproche accuse. Spiegare cosa ci si aspetta dal governo israeliano in termini di responsabilità e di attenzione al confronto in un momento così drammatico per Israele e, di riflesso, anche per le nostre comunità ebraiche italiane», dice a Paolo Conti.
Il confronto e lo scontro
Per Di Segni« Se in Israele non c’è un confronto costruttivo ma solo una contrapposizione oppositiva e violenta da parte di entrambi gli schieramenti, questo stile e questa spaccatura, oltre a riverberarsi nelle nostre comunità, genera difficoltà nella difesa di Israele su cui tutti ci impegniamo. Un conto è il pluralismo delle idee. Un conto è un modello fatto di scontri che si replica qui. Non va bene in Israele, non va bene in Italia». La leader spiega che il suo è stato «un invito alla pacatezza, a focalizzare il tema ragionando insieme all’interno di una dialettica politica per capire perché il tema della riforma della giustizia tocca così nel profondo le corde di Israele. Non ci si può barricare dietro a un ‘è giusto così e basta’ che produce gli scontri che vediamo. Guidare un dibattito è diverso che guidare fiumi di gente in piazza che si urlano contro». E precisa che la sua «è la posizione di chi si sente israeliano, ebreo e parte del destino di Israele». Perché «l’isolamento internazionale di Israele, la sua delegittimazione e demonizzazione che prescinde da ogni ragione e da ogni governo, che finisce col dare spazio al terrorismo», spiega. Infine risponde a Riccardo Pacifici, che ha affermato che lei non lo rappresenta:« Non è una novità, non si è mai sentito rappresentato da me. Ma lo sono migliaia di altri ebrei italiani che hanno manifestato queste posizioni. Il bello dell’ebraismo italiano è che ciascuno sceglie da chi farsi rappresentare».
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