Omicidio Attanasio, l’Italia chiede l’ergastolo al posto della pena di morte. Il padre: «Anche Luca sarebbe stato contrario»
«Aggiungere morte a morte non serve a nulla. Se non a portare altro dolore. Noi siamo contrari, Luca sarebbe stato contrario». Così il padre di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso in Congo nel 2021, ha commentato la decisione della procura di Kinshasa di chiedere la condanna a morte dei sei uomini imputati per l’omicidio di suo figlio. All’appello di Salvatore Attanasio, che ieri ha spiegato la sua posizione in un’intervista al Corriere della Sera, si è unito oggi anche lo Stato italiano, che si è costituito parte civile nel processo. L’Italia ha chiesto per gli imputati la condanna alla carcerazione, in alternativa alla pena di morte. «Siamo contro la pena di morte. Lo dicono la nostra Costituzione, il nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena capitale non potrà mai alleviare il dolore della nostra famiglia», ha spiegato il padre dell’ambasciatore ucciso in Congo, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, in circostanze ancora poco chiare. «Il pm in Congo ha sostenuto che non si è trattato di un agguato né di un tentativo di rapimento degenerato, come ricostruito inizialmente, ma di una vera e propria esecuzione», ha ricordato Salvatore Attanasio.
Il pm: «Prendiamo atto della richiesta ma andiamo avanti»
Qualche dettaglio in più su quanto accaduto potrebbe arrivare il prossimo 25 maggio a Roma, data in cui è prevista l’udienza preliminare nei confronti di due dipendenti del Pam, il Programma alimentare mondiale dell’Onu che ha organizzato la spedizione in cui è rimasto ucciso Luca Attanasio. Secondo il pubblico ministero congolese, non ci sono dubbi sul fatto che i cinque uomini alla sbarra – e il sesto latitante – siano responsabili dell’omicidio dell’ambasciatore italiano. Il pm ha detto di prendere atto della richiesta italiana contro il ricorso alla pena di morte. Ma, poiché la legge congolese prevede le sentenze capitali, la pubblica accusa ha deciso di confermare la richiesta di condanna alla massima pena prevista. La difesa, dal canto suo, ha chiesto l’assoluzione per tutti i sei imputati nel processo.
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