Covid, la Johns Hopkins ferma la raccolta dati sulla pandemia: quasi 7 milioni di vittime nel mondo
Dopo tre anni di monitoraggio continuo, dal 10 marzo scorso la Johns Hopking University ha interrotto la raccolta dati sulla pandemia da Covid-19. «Il pionieristico servizio pubblico opera da quando il nuovo Coronavirus è stato rilevato per la prima volta negli Stati Uniti nel gennaio 2020, superando i 2,5 miliardi di visualizzazioni del sito web fornendo al pubblico, ai giornalisti e ai responsabili politici in tutta la nazione e in tutto il mondo informazioni affidabili e in tempo reale e analisi di esperti», si legge sul sito Internet. L'”ultimo” bilancio del suo Coronavirus Resource Center riporta: 676.609.955 casi accertati, 6.881.955 morti, 13.338.833.198 dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo. I dati completi sulla pandemia del sito web «rimarranno – scrive la Johns Hopkins – gratuiti e accessibili a ricercatori, giornalisti e pubblico per tutti i dati riportati tra il 22 gennaio 2020 e il e il 10 marzo 2023». Nonostante l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) non abbia ancora “ufficializzato” la fine della pandemia – togliendogli di fatto la denominazione di Public Health Emergency of International Concern – il direttore Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha spiegato ieri ai microfoni del Gr1, che rispetto a 3 anni fa «la situazione è estremamente migliorata. Ormai viviamo una vita pressoché normale naturalmente con la necessità di continuare a difendere le persone più vulnerabili con richiami vaccinali. Le nuove varianti che si susseguono – ha aggiunto – hanno un certo potenziale cosiddetto immunoevasivo, cioè cercano di evadere quella che è la risposta da parte del nostro sistema immune però non sembrano al momento assolutamente creare dei problemi di grande rilevanza». Per questo motivo, «probabilmente il comitato di emergenza dell’Oms – conclude – potrà riunirsi molto presto, dichiarando la fine de facto della pandemia o quanto meno riducendo il livello di allerta».