Così le regole della Guardia Costiera che fissano il soccorso dei migranti hanno provocato il naufragio di Cutro
Le “regole d’ingaggio” della Guardia Costiera giustificano il mancato intervento nella tragedia di Cutro. Lo ha sostenuto il comandante della Capitaneria di Crotone Vittorio Aloi per giustificare il non soccorso del barcone naufragato sulla secca. Le regole si trovano in un documento che si chiama “Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare”. E oggi lo racconta Repubblica. È stato firmato il 14 settembre 2005 dall’allora ministro degli Interni Giuseppe Pisanu (il premier era Silvio Berlusconi). Ed è tuttora in vigore. Ma non è stato mai applicato. Fino al 2018 la Guardia Costiera considerava evento Sar qualsiasi imbarcazione di migranti. Impegnandosi nel salvataggio.
Tutto cambia nel marzo 2019. Quando l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini chiede ai vertici delle forze dell’ordine di «attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale». Le regole del dipartimento di pubblica sicurezza hanno messo in mano l’emergenza di Cutro alla Guardia di Finanza. E non la Guardia Costiera. Che invece è chiamata ad intervenire solo se si apre un evento Sar. Per questo la notte tra il 25 e il 26 febbraio le motovedette della Guardia costiera di Crotone e Reggio Calabria sono rimaste in porto. Perché, di fronte alla segnalazione di Frontex di un natante in «buone condizioni di navigabilità», le regole d’ingaggio prevedono che debba scattare un’operazione di polizia. E che i mezzi interessati (quelli della Finanza) «devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio del natante».
Il documento
Il documento fa parte degli atti allegati alla memoria che il pool difensivo che rappresenta le famiglie delle vittime presenteranno oggi in Procura a Crotone. Spiega l’avvocato Francesco Verri: «Abbiamo preparato una memoria per la procura basata sui fatti noti e sul diritto del mare. Stiamo chiedendo agli inquirenti di accertare se e in quale misura queste direttive su carta intestata del ministero dell’Interno abbiano ispirato le decisioni assunte nella tragica notte di domenica 26 febbraio. Perché queste indicazioni sono in contrasto con tutte le norme vigenti: convenzioni e consuetudini internazionali, leggi dell’Unione Europea, raccomandazioni del Consiglio d’Europa, disposizioni nazionali, diritto vivente».
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