Delmastro torna e parla di carcere: «Modello San Patrignano per i detenuti tossicodipendenti»
La priorità per un «tossicodipendente che ha commesso reati legati all’approvvigionamento economico per procurarsi la droga è la disintossicazione», dice Andrea Delmastro Delle Vedove, il sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri. Dopo essere stato a lungo lontano dai riflettori a causa delle polemiche innescate dalla rivelazione di atti legati alle indagini sui contatti in carcere di Alfredo Cospito (su cui sta indagando la procura di Roma), il sottosegretario ha scelto di tornare a parlare in pubblico con un intervento sulla detenzione. Prima con un’intervista al quotidiano Il Messaggero e quindi con una conferenza stampa davanti al carcere di Marassi, a Genova. «Una misura importante alternativa al carcere, alla quale credo, è quella legata allo stato di tossicodipendenza. Le carceri italiane hanno un 30% di detenuti legati a reati di droga, credo che sia importante immaginare con il terzo settore una rivoluzione», ha detto Delmastro davanti a Marassi, «più misure alternative per i detenuti assolutamente no. Semmai una ‘rivoluzione’ per i tossicodipendenti con il terzo settore, cioè che si possa scontare la pena, entro certi limiti, presso le comunità di cura chiuse e protette di San Patrignano per dare a tutti la possibilità di rieducarsi».
I risparmi per lo Stato
«Si tratta di una misura che permetterebbe una vittoria a tutto campo: per il detenuto, per il terzo settore e per lo Stato. Il primo può disintossicarsi in una struttura sicura e meno nociva di un carcere sovraffollato, il secondo ne guadagna per indotto e investimenti, il terzo si prende meglio cura dei cittadini e risolve il problema del sovraffollamento», ha spiegato al Messaggero. Per lo Stato, dice Delmastro, si ridurrebbero anche i costi: «Oggi la media del costo è di 137 euro al giorno. Per un tossicodipendente, che in genere presenta difficoltà maggiori, è superiore. Con il provvedimento invece credo che si potrebbe spendere una cifra molto inferiore». L’idea sarebbe di mettere l’indicazione della comunità protetta direttamente in sentenza: «Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale». Il rischio evasione verrebbe invece contrastato con controlli e aumento di pene: «La comunità sarà controllata 24 ore su 24, se scappi hai bruciato la tua seconda possibilità e sarai perseguito per il reato di evasione. E lo Stato, come un buon padre di famiglia, non potrà più fidarsi».
I rimpatri
Infine, un accenno ai rimpatri per i detenuti stranieri: «Partirà una circolare affinché tutti i detenuti nella carceri italiane originari della Romania e dell’Albania, Paesi con cui abbiamo già siglato trattati bilaterali, vengano tradotti nella galere dei Paesi di provenienza senza il previo consenso del detenuto». Per il rimpatrio dei detenuti stranieri, dice Delmastro, «mancano modalità operative e mancano i certificati di esecuzione delle Procure, ma stiamo lavorando con la Scuola superiore della magistratura per avere una formazione specifica su questo punto e stiamo lavorando con tanti Paesi stranieri alla stipula di trattati bilaterali per il trasferimento dei detenuti senza il previo consenso del detenuto». Le cifre sono consistenti: «Ci sono 15 mila detenuti stranieri nelle galere italiane per una pluralità di reati o per un reato gravissimo, costano 137 euro al giorno, hanno rotto il patto di cittadinanza e non devono più pesare sulle tasche dei contribuenti italiani».
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