Balneari, Flavio Briatore: «È vero, abbiamo sempre pagato poco o niente allo Stato»
«È vero, sarebbe giusto che pagassi molto di più». Flavio Briatore torna sulla questione delle concessioni balneari e, in particolare, dei canoni demaniali troppo bassi sulle pagine del Corriere della Sera. Ad oggi infatti la maggior parte degli stabilimenti balneari paga una quota annuale inferiore a mille euro, anche quando il giro di affari della spiaggia o la sua posizione geografica giustificherebbero un canone molto più alto. «Al demanio abbiamo sempre pagato poco o niente. Credo che lo Stato ricavi meno di cento milioni all’anno», confessa Briatore. Persino il suo Twiga, uno dei locali più esclusivi di Forte dei Marmi, paga una quota annuale di poche migliaia di euro, anche se – precisa l’imprenditore – nel 2022 ha fatturato dieci milioni di euro.
500 mila euro di concessione
«Sarebbe giusto che pagassi 500 mila euro di concessione», insiste Briatore. Il titolare del Twiga e del Billionaire, quindi, avanza una sua proposta. «L’ho detto anche a Daniela Santanché, che era mia socia prima di diventare ministro. Io non posso fare un centesimo di nero perché ho tutti gli occhi addosso, ma in generale partirei dal valore della zona: una cosa è Catanzaro mare e un’altra Portofino. Poi farei un tot a ombrellone. Basterebbero pochi mesi e la mappatura si fa», spiega l’imprenditore. econdo il Corriere, erano 10.812 le concessioni balneari nel 2019. E durante il Covid sono pure aumentate, fino a raggiungere quota 12.166. Un numero enorme, soprattutto se si pensa che – secondo Legambiente – il 70% delle spiagge di Liguria, Emilia-Romagna e Campania è occupato da stabilimenti privati.
La questione delle concessioni
In Francia, giusto per fare un confronto, esiste una legge che stabilisce che l’80% della superficie della spiaggia deve essere libera da costruzioni per almeno sei mesi all’anno. Il problema più grave, però, resta il fatto che – nonostante l’alto numero di concessioni rilasciate a livello nazionale – lo Stato italiano sembra non riuscire a incassare quanto dovrebbe. Secondo il Corriere, per esempio, Roma dovrebbe ricavare dai suoi stabilimenti balneari circa 2,4 milioni di euro all’anno, ma risulta riceverne solo 1,9 milioni. Lo stesso vale per Alassio, in Liguria, che dovrebbe ottenere 300mila euro all’anno ma ne porta a casa solo 25mila. A febbraio, la Commissione europea è tornata a strigliare il governo italiano, invitandolo ad applicare la «direttiva Bolkestein» del 2006. Nei giorni scorsi, poi, una sentenza del Consiglio di Stato ha bocciato una nuova proroga delle concessioni balneari, convincendo il governo ad aprire un tavolo interministeriale per affrontare il dossier.
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