Ecofin, intesa di massima sulla riforma del Patto di stabilità. Dombrovskis: «Concluderemo il lavoro legislativo nel 2023»
Il Consiglio economia e finanza, più conosciuto con la sigla Ecofin, al momento non è arrivato ad alcuna posizione definitiva sulla riforma del Patto di stabilità dell’Unione europea. I ministri dell’Economia dei Paesi membri, riuniti a Bruxelles oggi, 14 marzo, si sono confrontati per oltre due ore in mattinata. «C’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere un consenso», aveva spiegato il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, a margine del tavolo di confronto. «È necessario un ulteriore lavoro per garantire che il risultato sia una proposta che abbia il sostegno di tutti. Il treno non può lasciare la stazione finché non è chiara la sua destinazione. C’è ancora del lavoro da fare prima di poter compiere formalmente i prossimi passi». Poco dopo, invece, l’omologa svedese, Elisabeth Svantesson, ha comunicato con più ottimismo il raggiungimento di un testo conclusivo dell’incontro: «Abbiamo approvato il quadro generale della riforma della governance economica, ma ci sono dei punti che dovranno ancora essere discussi e la Commissione dovrà tenere in considerazione il Consiglio nella stesura della proposta legislativa e portare avanti il lavoro con gli Stati».
Dopo il Consiglio Ecofin, è intervenuto anche il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Sulla riforma della governance economica, ha dichiarato, «c’è ancora del lavoro da fare sui dettagli e per raggiungere una convergenza sulle questioni aperte che riguardano gli Stati. Accogliamo con favore la decisione del Consiglio di elaborare rapidamente le fasi successive, con l’obiettivo di concludere il lavoro legislativo nel 2023». Secondo quanto aveva riferito l’Ansa in mattinata, un gruppo di ministri, ambasciatori ed esperti economici era stato incaricato di lavorare a delle conclusioni che siano digeribili per tutti gli Stati membri, al fine di arrivare all’estensione di un testo finale che desse comunque un segnale di unità. «Sulla revisione della governance economica non c’è carta bianca» alla Commissione, aveva aggiunto Lindner. «Nelle discussioni degli ultimi giorni è emerso chiaramente che alcuni, o per essere più precisi un numero considerevole di Stati membri, sono preoccupati che i loro commenti e le loro considerazioni e la loro situazione particolare non vengano adeguatamente presi in considerazione».
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